E' passato ormai qualche tempo dalla diramazione dell'avviso della scomparsa dai radar dell'MH370, avvenuta ormai più di 18 giorni fa. Secondo i dati ricavati dal governo malese, le ultime segnalazioni provenienti dall'aereo sarebbero giunte sopra l'Oceano Indiano, dove si sarebbero poi interrotte bruscamente. Con tali informazioni il premier della Malesia, Najib Razak, ha dichiarato ufficialmente che l'aereo si sarebbe inabissato nelle acque dell'Oceano Indiano, non lasciando sopravvissuti. Razak aveva inoltre precedentemente informato i familiari delle 239 vittime del tragico volo, le quali hanno anche ricevuto un sms dalla compagnia aerea, con il quale si sono spente definitivamente le ultime speranze.
Si sta quindi procedendo con le ricerche dei resti del velivolo nella zona ad ovest di Perth, dove la marina militare americana ha rilasciato inoltre il proprio "black box detector" (in grado di individuare i segnali della scatola nera di un aereo). L' apparecchio usualmente vieni trainato a bassa velocità nella zona del presunto impatto, sperando di incappare in qualche segnale. Il co-pilota, Farid Abdul Hamid del tragico volo, era inoltre alle prese col suo primo viaggio senza supervisione, dopo aver completato il suo addestramento.
Da ultimo rimane la rabbia e l' incertezza dei parenti dei passeggeri, che hanno accusato più volte il governo malese di aver cercato di nascondere tutta la vicenda, rimandando troppo a lungo l'annuncio dell'inevitabile notizia.
Il governo di Kuala Lumpur e la Malaysian Airlines sono quindi chiamati "assassini" e a Pechino un gruppo di parenti infuriati si è scontrato con le autorità cinesi al di fuori dell'ambasciata malese, combinando moderati disordini.