Il vertice della piramide della truffa dei "clonatori di bancomat" era a Torino. Lo hanno scoperto i carabinieri della compagnia di Lucca dopo una lunga indagine in varie parti d'Italia. I malviventi utilizzavano il solito e ben rodato sistema della microcamera installata negli sportelli di numerose città. Un sistema che, seppure considerato antiquato, funziona ancora piuttosto bene: la capacità dei criminali di celare con tecniche sempre più raffinate il software e la camera all'interno delle postazioni bancomat è radicalmente aumentata, se si considera che la banda arrestata a Torino non è stata identificata a seguito del ritrovamento delle tecnologie aggiunte agli sportelli di posta e banche, ma a causa di una banale leggerezza, dettata forse dalla troppa sicurezza: utilizzare parte dei soldi delle truffe per ricaricare alcune carte prepagate intestate ai capi dell'organizzazione criminale.


Dopo aver spiato tramite microcamera nascosta chi effettuava i prelievi dagli sportelli bancomat o postamat, la gang di rumeni, questa la nazionalità dei principali indagati, riusciva ad identificare i codici segreti, clonando, in seguito, la banda magnetica. Svuotati i conti di numerosi malcapitati, i malviventi acquistavano prodotti tecnologici quali smartphone, tablet, computer, palmari, macchine fotografiche digitali, quindi li rivendevano in tutta tranquillità sui siti di aste on line, per un ammontare che, secondo una prima stima dei carabinieri, poteva arrivare anche alla cifra di un milione di euro annui.


Il passo falso della banda di rumeni è avvenuto in quel di Lucca, quando, i soldi rubati su un conto corrente toscano, sono stati dirottati in Piemonte, tramite la ricarica di una carta prepagata. Così la Procura di Lucca ha incrociato i dati di altri analoghi episodi, scoprendo una rete che coinvolgeva Toscana, Lombardia, Liguria, Veneto, Emilia Romagna, Lazio, Abruzzo e Marche ed i cui profitti convergevano tutti nel capoluogo piemontese.


Attraverso una serie di accertamenti bancari la Procura di Lucca ha coinvolto quella di Torino che ha stretto il cerchio sino a giungere al vertice dell'organizzazione criminale composta da quattordici rumeni, tra i 22 e i 46 anni, tutti fermati con l'accusa di "frode informatica, clonazione di carte di credito, installazione di apparecchiature atte a intercettare comunicazioni informatiche nonché quella di associazione a delinquere finalizzata alla truffa".


Stando a quanto dichiarato dagli investigatori, sono 69 le vittime della banda dei rumeni, ma gli inquirenti ritengono che il quadro non sia ancora del tutto completo, in particolare per quanto riguarda quei cittadini italiani che risiedono all'estero e che non hanno ancora presentato denuncia.