L'ex nunzio apostolico nella Repubblica Dominicana, Jozef Wesolowski è stato arrestato ieri, pare, intorno alle 17.00, dagli agenti della Gendarmeria vaticana. Contro di lui ci sono le prove che lo accusano di pedofilia, ha affermato Padre Federico Lombardi, portavoce del Vaticano in un comunicato rilasciato nella giornata di ieri. Ora l'ex arcivescovo è agli arresti domiciliari nel Palazzo del tribunale vaticano, presso il Collegio dei Penitenzieri. Si tratta del più alto grado ecclesiastico mai indagato dalla Santa Sede per abusi sessuali.

Jozef Wesolowski, polacco della città di Nowy Targ, sessantasei anni, era stato ordinato sacerdote nel 1972 da Karol Wojtyla che allora era arcivescovo di Cracovia.

Nel 2000 è stato consacrato vescovo nella Basilica di S. Pietro, il giorno dell'Epifania, ancora da Wojtyla, diventato nel frattempo Papa Giovanni Paolo II. Le sue capacità diplomatiche lo hanno portato presto a ricoprire l'incarico di Nunzio apostolico in molti Stati europei, africani, centro - asiatici e dell'America Latina. Ma è quando arriva nella Repubblica Dominicana che cominciano i suoi problemi giudiziari. Viene accusato di pedofilia in quanto adescava minori sulle spiagge. La magistratura lo mette sotto controllo. Le prime accuse partono da un servizio televisivo del settembre 2013, di una giornalista di Santo Domingo, Nuria Piera. Quando però l'inchiesta della magistratura viene avviata, il Nunzio apostolico è già ritornato a Vaticano per ordine di Papa Francesco, proprio a causa dell'accusa che pendeva su di lui.

Un suo ex collaboratore, un diacono, avrebbe testimoniato di avergli procurato dei giovani per rapporti sessuali.

Oltre ad essere stato accusato di pedofilia della magistratura di Santo Domingo, ve ne sarebbero altre provenienti dalla Polonia. Quattro testimoni l'hanno additato ed è finito indagato anche in patria sempre con l'accusa di pedofilia.

In base agli accordi internazionali, la magistratura polacca può perseguire i suoi cittadini anche all'estero. Con le accuse della magistratura della Repubblica dominicana confermate, e con le indagini da parte di quella polacca, viene avviato il processo canonico. La Congregazione della dottrina della fede lo condanna, in prima istanza, alla vita laica.

Ma la gravità dei fatti ad esso addebitati, ha condotto il Vaticano a procedere più incisivamente con l'arresto, anche sotto le sollecitazioni del Comitato contro la tortura dell'Onu che aveva chiesto a più riprese l'intervento del Vaticano. L'ultima richiesta è del maggio scorso. E' stato proprio il pontefice in persona, Papa Francesco, a dare il via libera alla magistratura vaticana che ha proceduto con l'arresto.