Il giovane, appassionato di motori ed iscritto al club locale dell’Alfa Romeo, lavorava come carrozziere dal 2006, ma a causa delle prese in giro e degli scherzi meschini dei colleghi, filmati, fotografati e postati sul web per esporlo al pubblico ludibrio, Andrea non ce l’ha fatta più e si è tolto la vita nella sua camera. Il cyberbullismo ha fatto così un'altra vittima nel nostro Paese.

La denuncia e il racconto del padre

Il 26enne, esasperato, si era rivolto alle autorità, sostenuto anche dalla psicologa dalla quale aveva preso ad andare quando, a causa della situazione, era sprofondato nella depressione più nera. Lo scorso anno aveva chiesto aiuto alla Polizia postale di Biella, la quale aveva ritracciato le immagini e i video che diffamavano la vittima, l’ex collega che le aveva pubblicati e fatto chiudere i profili Facebook e i canali YouTube dove erano riportati. Tuttavia quello denunciato a seguito delle indagini, era solo uno dei responsabili delle cattiverie nei confronti di Andrea.

Il signor Federico Natali, padre del ragazzo, ha raccontato piangendo che la polizia non ha avuto il coraggio di mostrargli tutti i video e le immagini che hanno portato alla morte di suo figlio. L’uomo però ha riferito a titolo di esempio che il povero Andrea è stato spinto più volte nel bidone della spazzatura e anche lì è stato fotografato e filmato.

Secondo il genitore della vittima gli scherzi si erano fatti più pesanti con il tempo e il suo fragile ed introverso ragazzo non ha retto. Il 22 ottobre del 2013, ha aggiunto il signor Federico, Andrea era tornato a casa dal lavoro come fuori di senno, non riusciva a smettere di gridare. Da allora non si è più confidato con mamma e papà, non ha più voluto tornare alla carrozzeria e se ne stava rintanato in casa.

Aveva paura di uscire e di trovarsi davanti quei colleghi che lo tormentavano.

Il desiderio del padre: “Niente galera per i responsabili, ma diano tutto il denaro che hanno in beneficenza”

Era un ragazzo buono Andrea, troppo secondo il padre, il quale afferma che lui avrebbe persino perdonato i suoi persecutori, se ne avesse avuto “il tempo”. Però neanche il signor Federico sembra da meno: ai cronisti ha detto di non volere nemmeno che qualcuno vada in galera per ciò che ha fatto a suo figlio, ma piuttosto paghi devolvendo tutto il denaro che ha alle associazioni di volontariato del paese.