Una mafia siciliana che si sta riorganizzando e che ha la sua figura più carismatica nel latitante Matteo Messina Denaro. E’ quanto emerso dalla relazione semestrale della direzione investigativa antimafia sulla criminalità organizzata in Sicilia. Sussiste la classica suddivisione in mandamenti, formati da famiglie e sottogruppi. La strategia della sommersione, secondo la Dia, sembra quella intrapresa dalle cosche mafiose, nessuna ostentazione di forza, nessuno scontro tra famiglie o fra gruppi, ma una galassia strutturata e pervasiva in grado di condizionare di infiltrarsi in vari contesti, da quelli economici a quelli politici, fino a quelli sociali e lavorativi.
La mafia in Sicilia sembra proiettarsi al futuro puntando sull'internazionalizzazione e su una gestione degli “affari” più flessibile e con maggiori competenze, il tutto rimanendo ben marcati alcuni aspetti tradizionali come l’autorevolezza degli esponenti di spicco, anche se carcerati, e la fedeltà alle famiglie dei mandamenti.
La mafia a Palermo
La città di Palermo, secondo quanto riportato nella relazione semestrale, rappresenta un hub, un nodo cruciale di smistamento di modelli operativi e informazioni e che influenza la criminalità dell’intero stivale. Otto i mandamenti che prendono i nomi delle zone in cui esercitano le proprie attività criminali e così ci sono i mandamenti di Portanuova, Boccadifalco, San Lorenzo a cui aderiscono anche le famiglie di Cinisi, Terrasini, Carini oltre che dello Zen, il mandamento Resuttana, Dellanoce, Pagliarelli, Santa Maria del Gesù e Brancaccio.
Nella provincia di Palermo, i mandamenti si trovano nei comuni che raggruppano delle famiglie dei comprensorio e dei comuni vicini. Sei i mandamenti tra cui quello più conosciuto di Corleone, una volta “feudo” di Totò Riina, poi Camporeale, Caccamo, Bagheria, Misilmeri e Castelverde. Le principali attività criminali riguardano il narcotraffico. Le estorsioni, il pizzo, sembra quasi sancire il legame della mafia palermitana alle sue tradizioni. Spesso al fenomeno estorsivo si lega quello dell’usura.
I legami dei mandamenti palermitani con la politica rappresentano un altro punto di forza oltre che un tentativo di allargare le attività illecite. Oltre ad influenzare le scelte politiche le cosche provano ad intercettare le risorse pubbliche e ad intervenire negli appalti pubblici.
Trapani 'regno' di Messina Denaro
In stretta connessione con i mandamenti palermitani ci sono quelli trapanesi, in cui spicca la figura del latitante Matteo Messina Denaro. Quattro i mandamenti, Trapani, Alcamo, Mazara del Vallo e Castelvetrano, a cui hanno aderito diciassette famiglie. Enormi gli sforzi della Dia nel frenare l’ascesa del mandamento di Castelvetrano con l’arresto di numerosi appartenenti alla famiglia e affiliati ai Mattia Messina Denaro. Sembrano leggermente differenti gli interessi delle cosche trapanesi, i mandamenti hanno intercettato i business delle energie alternative, con contaminazioni nell’edilizia, nell’agroalimentare e nella grande distribuzione. Le estorsioni e le infiltrazioni negli appalti pubblici rappresentano, insieme allo spaccio di droga, i principali canali per reperire risorse.
Nella provincia trapanese sono stati registrati numerosi contatti con organizzazioni internazionali criminali e con esponenti siciliani trapiantati negli Stati Uniti. I principali canali di approvvigionamento della droga sono quelli provenienti dall’America latina da una parte e dall’Albania dall’altra.