Una donna di 55 anni è stata arrestata nella serata di mercoledì 30 marzo, in seguito all’operazione "killer in corsia". Secondo l'accusa, avrebbe commesso molteplici omicidi mentre lavorava come infermiera professionale nelle corsie di rianimazione e anestesia dell’ospedale civile di Piombino, sulla costa toscana, in provincia di Livorno

Secondo i carabinieri del Nas che hanno svolto le indagini e arrestato la donna, le presunte vittime dell’infermiera erano sia malati terminali, sia pazienti che soffrivano di altre patologie, ma non in gravi condizioni.

Al momento, gli inquirenti non hanno fornito ulteriori dettagli, e ad ora si sa che i pazienti assassinati sono tredici, uccisi tra il 2014 e il 2015.

Farmaci non previsti

Sembra che i decessi siano avvenuti in seguito alla somministrazione di farmaci non previsti dal piano terapeutico, e non per immissione di sostanze tossiche o velenose come di solito avviene in questi casi. Nel corso della giornata si terrà una conferenza stampa per spiegare con maggiore precisione le circostanze che hanno portato all'arresto dell'infermiera durante la serata di mercoledì 30 marzo.

L'esecuzione di ordinanza di custodia cautelare è stata emessa dal Gip del Tribunale di Livorno, Antonio Pirato, nei confronti dell'infermiera.

È stato anche emesso un mandato di perquisizione che ha svelato importanti ed inquietanti particolari sugli omicidi. 

Come si è arrivati all'arresto

I sospetti sono emersi in seguito alle autopsie effettuate sui pazienti deceduti, le cui morti erano in numero anomalo rispetto alle statistiche di decessi nel reparto. Nei corpi di queste persone sono state trovate tracce di farmaci che non avrebbero dovuto assumere. Gli stessi medicinali sarebbero stati ritrovati durante la perquisizione negli ambienti in cui viveva e lavorava la donna, che per questo è stata incriminata. Attualmente, della presunta assassina si sa che è originaria di Savona e che da circa vent'anni vive in Toscana. Per ulteriori informazioni, si attende la conferenza stampa di oggi.

Il caso ricorda l’arresto di Daniela Poggiali, avvenuto nel 2014, quando l’infermiera dell'ospedale di Lugo, in provincia di Ravenna, venne arrestata, incriminata e condannata per gli omicidi di 38 pazienti malati terminali, avvenuti con iniezioni di cloruro di potassio. L’assassina divenne famosa per la macabra abitudine di scattarsi selfie con i cadaveri delle persone che aveva appena ucciso.