La vicenda ha sconvolto l'Italia. Dopo essere riuscito a sfuggire, con la moglie, alle grinfie del gruppo terroristico Boko Haram, ed essere riuscito a sbarcare in Italia a bordo di un barcone, il 36enne nigerianoEmmanuel Chidi Namdha trovato la morte a Fermo, vittima della furia razzista di un ultras locale, Amedeo Mancini, di 39 anni. Il suo cuore ha smesso di battere dopo un'agonia di sei ore. L'uomo era intervenuto in difesa della moglie 24enne, a cui l'assassino aveva rivolto insulti razzisti. Ne è scaturita una colluttazione, dalla quale il nigeriano è uscito in coma.
Il racconto della moglie
La donna, che durante la permanenza in Libia, in attesa di potersi imbarcare sulla carretta del mare verso l'Italia, aveva abortito a causa delle percosse subite dagli uomini della tratta, racconta la sua versione dei fatti. La lite che ha portato alla colluttazione fatale, secondo lei, sarebbescaturitadopo che l'italiano l'aveva insultata, chiamandola "scimmia africana". La donna sostiene che Mancini l'avrebbe aggredita senza motivo, e che il suo compagno sarebbe intervenuto per difenderla.Una versione molto differente da quella dell'omicida, che sostiene di aver redarguitola coppia perché si aggirava con fare sospetto intorno ad alcune auto. Stando alracconto di Mancini, confermato anche da altri testimoni, i richiedenti asilo si sarebbero allontanati, ma poi sarebbero tornati, e la donna avrebbe iniziato ad inveire contro di lui, cercando di malmenarlo.
A quel punto il nigeriano lo avrebbe colpito con un palo della segnaletica stradale, e Mancini sarebbe finito a terra. Quando si è rialzato, avrebbe sferrato un pugno, poi rivelatosi fatale.
Chi è l'omicida
Amedeo Mancini, 39 anni, è titolare di una azienda zootecnica a Fermo, che possiede una cinquantina di tori. L'uomo, alto un metro e novanta e di stazza robusta, avrebbe praticato pugilato, ed è un noto ultras della Fermana.
In passato ha avuto problemi con la giustizia per episodi di violenza negli stadi, e avrebbe ricevuto un Daspo, il provvedimento che inibisce l'ingresso negli stadi a soggetti che si sono resi responsabili di turbative dell'ordine pubblico. In un primo momento, l'uomo era stato denunciato a piede libero con l'accusa di "lesioni gravissime". Dopo il decesso di Emmanuel però, le accuse si sono aggravate in "omicidio preterintenzionale", e per l'uomo si sono aperte le porte del carcere.