Il pezzo sulle sospensioni idriche ha destato l’interesse di tanti cittadini che ancora non hanno perso la speranza di vedersi garantita l’erogazione di acqua anche nelle ore notturne. Molti, però, sono i lati oscuri da chiarire prima di provare a dare un elenco dei nomi e dei fatti che hanno causato questi disservizi alla comunità. Se dopo quindici anni non si è ancora riusciti a smuovere le acque, è impossibile riuscire ad arrivare alla fonte del problema dopo un solo articolo. Ma qualcosa inizia a muoversi.

E possiamo già provare a rispondere ad alcune domande.

Interruzioni di servizio: Acs inattaccabile?

C’è già chi ha proposto una class action contro l’Alto Calore Servizi per ottenere un risarcimento relativo alle ore di servizio non prestato. L’ipotesi, anche se non del tutto infondata, non è percorribile in quanto nel Regolamento della Società si chiarisce che “in ogni caso la temporanea interruzione dell’acqua non dispensa l’utente dal pagamento del corrispettivo del servizio effettivamente fruito alle rispettive scadenze”. Inoltre, l’art. 23 che pur inizia con un ragionevole: “La società garantisce un’erogazione del servizio continua, regolare e senza interruzioni” mette subito in chiaro che l’Acs “non assume responsabilità alcuna, allorquando, per causa di forza maggiore (eventi sismici, alluvioni, frane, ecc.) si dovessero verificare interruzioni di deflusso o variazione anormale di pressione nelle condutture”.

Quindi, “le utenze che per la loro natura richiedano un’assoluta continuità di servizio, dovranno provvedere a proprie spese all'installazione di un adeguato impianto di riserva”. A questo si aggiunge l’abrogazione dell’art. 33, “Impegni di fornitura a uso domestico”, che rende la Società teoricamente immune da ogni azione legale.

L’utente, insomma, stando al Regolamento imposto dall'Acs, non può pretendere alcun risarcimento di danni né la risoluzione del contratto. Ipotesi, quest’ultima, improponibile anche perché la Società agisce in regime di monopolio. Intanto, l’Alto Calore sarebbe tenuto “per le interruzioni connesse ad interventi di manutenzione, programmata o non programmata, a dare ogni volta informazione all'utenza” (art. 23).

E questa sembra essere l’unica inadempienza della Società, salvo ulteriori verifiche e approfondimenti sul significato di “causa di forza maggiore".

Quali sono le responsabilità del Comune?

Il Regolamento dell’Alto Calore e la Carta dei Servizi che lo integra chiariscono, nell'art. 55, che “le condutture vanno eseguite e mantenute a regola d’arte” e che “la società nel caso dovesse essere condannata a risarcire danni a terzi, ha facoltà di regresso nei confronti di chiunque vi abbia dato causa”.

Proviamo allora a volgere lo sguardo e l’attenzione verso il Comune di Grottaminarda, azionista della Società Alto Calore ed Ente più vicino agli utenti oltre che "proprietario delle condotte ricadenti sul suolo pubblico o di uso pubblico, sia principali che secondarie, date in gestione alla Società” (art. 17).

Considerato che "la manutenzione straordinaria delle infrastrutture idrauliche è di competenza dei Comuni" (art. 19), si potrebbe avviare una class action contro il Comune di Grottaminarda. Ma prima di far partire un contenzioso si dovrebbe accertare che la causa delle continue sospensioni idriche non sia imputabile a semplici "interventi di riparazione per rotture delle condotte", classificati come "ordinari". E da questo punto è opportuno e necessario proseguire.