Nella nona giornata del Campionato di Promozione Campania, Girone C, si affrontano Vis Ariano e Polisportiva Grotta. Le squadre, entrambe appaiate al settimo e ottavo posto in classifica, puntano a conquistare, prima del giro di boa, un posto nella green-zone. Entrare tra le prime cinque, per la Polisportiva e la Vis, significherebbe potersi giocare i play-off contro l’Eclanese dell'ex Guardabascio. Ma in questa sfida non ci sono solo 3 punti in palio ed è impossibile fare pronostici.

Il clima ostile tra la comunità di Grottaminarda e quella di Ariano Irpino ha origine nel XIII secolo da una contesa tra i D'Aquino e i Bussone.

La storia ci viene raccontata dal professore Antonio Palomba, autorevole figura di recente venuta a mancare.

Al centro della disputa narrata, il possesso del feudo di Melito gestito dalla famiglia De Forgia per antica consuetudine vassalla dei signori D'Aquino di Grottaminarda ma al centro delle mire espansionistiche dei Bussone di Ariano. La situazione precipita dopo la morte di Andrea D’Aquino, tra il 1210 e il 1215, con il passaggio dei feudi al figlio Ruggiero che, non accettando la politica altalenante della famiglia De Forgia e partendo dalla base di Feudo Cortesano, assedia il castello di Melito che in breve tempo viene espugnato. Si crea così il casus belli tra Grotta e Ariano.

La guerra tra i D’Aquino e i Bussone

Il Bussone, signore di Ariano, per onorare l’alleanza con i De Forgia e per desiderio di conquista entra in Melito con le proprie truppe. I fratelli D'Aquino riescono a ricacciare gli arianesi fino sotto le proprie mura, ma il Bussone ha a disposizione sul Tricolle una milizia supplementare che non solo riesce ad arginare l’avanzata grottese ma costringe le truppe dei D'Aquino alla ritirata.

In fuga da territori ostili, le milizie grottesi sono costrette a rifugiarsi nel borgo di Corsano, frazione di Montecalvo e feudo dei De Forgia. Gli abitanti di Montecalvo accolgono gli ufitani e con l’inganno tentano di farli prigionieri per consegnarli al Bussone. I D'Aquino riescono a fuggire ma molto sangue viene versato nella battaglia che si scatena per le strade del paese.

La guerra si risolve con la firma di un armistizio che prevede la spartizione dei possedimenti dei De Forgia. Il Bussone annette Corsano di Montecalvo; Grotta, invece, conserva il feudo di Melito che “i De Forgia tenevano per conto dei signori D’Aquino” e si appropria anche di Tropaldo, "antico castello diruto nel territorio di Bonito”.

La leggenda di San Tommaso e Sant’Ottone

I confini tracciati a seguito della guerra tra i D’Aquino e i Bussone sono ancora oggi pressoché invariati e i racconti legati alla battaglia di Melito trovano qualche richiamo anche nell'agiografia di San Tommaso d’Aquino, patrono di Grottaminarda. Addirittura la leggenda narra che sul ponte di Melito, San Tommaso sia riuscito con i moscerini a mettere in fuga gli uomini di Sant'Ottone, patrono di Ariano Irpino.

"San Tommaso – si legge su antiche fonti ritrovate dallo studioso Raffaele Masiello- fece un segno di croce e una nube di 'muschilli' travolse Sant’Ottone e gli arianesi, che furono costretti a retrocedere oltre il ponte". Naturalmente, San Tommaso e Sant'Ottone non si sono mai scontrati perché vissero in due secoli diversi, ma il fascino del mito è indiscutibile. Vista la portata dei precedenti tra le due comunità, inoltre, era naturale che questa antica rivalità si dovesse trasportare sul campo di calcio.