Slimane Bouhafs è stato arrestato il 31 luglio a Sétif (algeria) dai gendarmi, con l'accusa "di aver offeso il Profeta e di aver denigrato il dogma e i precetti dell'Islam" sul suo profilo Facebook. Cittadino Cabilo - minoranza berbera perseguitata dagli Arabi - Slimane si è convertito al Cristianesimo nel 1997. È un fervente sostenitore dei diritti umani, con particolare attenzione a quelli per le minoranze etniche, religiose e linguistiche.
È Presidente del Coordinamento Sant'Agostino dei Cristiani in Algeria, e lotta per l'indipendenza della Cabilia, sua terra d'origine. Proprio nella storia della terra natia si cela la chiave per comprendere la sua arditezza e il suo impegno. La Cabilia è una piccola regione del Nord dell'Algeria che conta 5 milioni di abitanti. La lingua, il Cabilo, di radice berbera, è storicamente perseguitata. Nel 2001, i giovani Cabili si sono ribellati all'oppressione del governo algerino, ma sono stati trucidati dai gendarmi. L'episodio è passato alla storia come la "Primavera nera berbera".
I processi
Il 7 agosto, dopo l'arresto, Slimane è stato condannato a cinque anni di reclusione e al pagamento di un'ammenda di 100.000 dinari (circa 800 €) e il 6 settembre, all'udienza di Appello, ha avuto due anni di riduzione sulla pena. Lo sconto è giunto dopo la dichiarazione, sul sito Tout sur l'Algerie, di Farouk Ksentini, Presidente della Commissione Nazionale per la Protezione e la Promozione dei Diritti dell'domo (CNCPPDH): "Cinque anni di prigione sono troppi perché l'Algeria non deve dare l'immagine di un Paese musulmano che perseguita i Cristiani".
Anche tre anni lo sono! Tre anni di vita rubata per aver espresso liberamente la sua professione per un culto diverso da quello islamico.
Il suo profilo Facebook fermo al 21 giugno
Il 21 giugno Slimane ha postato sul social: "Maometto piange perché ha perso prima in Cabilia e poi in Algeria. La sua menzogna svanirà in Algeria grazie alla luce di Cristo perché lui è pace e verità, lui è la vera via".
Nello stesso giorno ha pubblicato un appello rivolto a quegli algerini intenzionati a perorare "la causa dei cristiani e dei non credenti, dei buddhisti in Algeria", con l'indicazione del suo numero telefonico, concludendo il post con una benedizione.
Sempre su Facebook, in data 18 giugno ha pubblicato una lettera indirizzata al Segretario delle Nazioni Unite dove, tra l'altro, lamentava la repressione dei Cristiani algerini da parte dei Musulmani. Interessanti, inoltre, gli appelli del 12 giugno all'Unione Europea, per metterla in guardia dalle conseguenze nefaste dell'apertura all'Islam e della fiducia accordata a Paesi come la Turchia, l'Arabia e il Qatar.
Gli appelli per la liberazione
Con un comunicato del 5 settembre, la Lega Algerina per i Diritti dell'uomo (LADDH) ha chiesto la scarcerazione di Slimane Bouhafs: "Slimane Bouhafs ha solo espresso la sua appartenenza ad un'altra fede religiosa", ricordando che la Costituzione dell'Algeria riconosce la libertà di culto.
Sarah Leah Whitson, direttrice dell'organizzazione "Human Rights Watch" per il Medio Oriente e il Maghreb, ha sollecitato il Governo algerino ad un'istantanea liberazione, dichiarando che "I Tribunali algerini non hanno il diritto di giudicare le convinzioni religiose e le opinioni della gente...L'Algeria deve immediatamente rivedere il suo codice penale per smetterla di sanzionare penalmente la libera espressione".
Ai tanti appelli si è unito quello di Amnesty International che il 27 agosto, prima della sentenza d'Appello, ha chiesto alle autorità algerine "di liberare immediatamente e senza condizioni il militante Slimane Bouhafs che sconta una pena di 5 anni di prigione in ragione delle sue pubblicazioni su Facebook".