Continua l’azione della magistratura presso la base di Maricommi di Taranto. Non si tratta di un inedito per questa base. Già a marzo la magistratura aveva smascherato un sistema definito “del dieci per cento”, un accordo illecito tra imprenditori e vertici militari della base, che prevedeva il versamento di una tangente del 10% su tutti i contratti siglati. Ora arriva l’arresto della giovane ufficiale, ritenuta dagli inquirenti stretta collaboratrice del direttore della base, capitano di vascello Giovanni Di Guardo arrestato pochi giorni fa (15 settembre) in flagranza di reato.

 

Concorso in corruzione e turbativa d’asta

Sono queste le motivazioni dell’arresto del tenente di vascello Francesca Mola, di 31 anni, alla guida dell’ufficio contratti della direzione di Commissariato di Taranto. Secondo il quadro accusatorio degli inquirenti, Mola non agiva da sola ma di intesa con il capitano di vascello Giovanni Di Guardo (56 anni), direttore di Maricommi.

Di Guardo, arrestato pochi giorni fa in flagranza di reato mentre intascava una somma, in contanti, di 2.500 euro, dall’imprenditore Vincenzo Pastore (69 anni), sindaco di Roccaforzata (Ta), somma che doveva servire a pilotare una gara d’appalto di oltre 11 milioni, in tre anni, per le pulizie dentro le basi della Marina di Taranto e Napoli.

Si trattava quindi di un anticipo su quello che i due ufficiali avrebbero ricevuto quando l’appalto fosse stato assegnato: 200 mila euro e auto di lusso.

In un Paese come l’Italia, macchiato ogni dove da episodi di corruzione e tangenti, colpisce il fatto che questo del tenente Francesca Mola è il primo caso di una donna militare arrestata per questi reati. L’ufficiale è stata arrestata nella sua abitazione di Crispiano (Ta).

Un quadro avvilente

Così, nella sua ordinanza, il gip ha definito lo scenario di questa inchiesta. In due anni di indagini sono stati arrestati 9 ufficiali, che ora rischiano il rinvio a giudizio per concussione. In questo caso non si tratta di un quadro indiziario ma di fatti ben documentati come intercettazioni telefoniche, ambientali e pedinamenti, durati alcuni mesi.

Sia il capitano Di Guardo che l’imprenditore Pastore avrebbero già fatto alcune ammissioni di colpevolezza.

Arriva la presa d’atto della marina militare che ha subito diramato un comunicato auspicando una rapida conclusione della faccenda, ovviamente per conoscere gli eventuali colpevoli e poter prendere i provvedimenti sanzionatori e disciplinari. Da una rapida indagine interna è emerso che finora nessun atto amministrativo impegna l’Ente verso la ditta accusata. Infatti l’appalto non era stato ancora assegnato e, come dire, la magistratura ha scongiurato che il reato si perfezionasse.

In ogni caso, è bene precisare che anche se gli accusati, al termine dell’inchiesta risultassero colpevoli, si tratterebbe di responsabilità personale e che, quindi, non vede in alcun modo il coinvolgimento della Marina Militare, che insieme a Esercito Italiano, Aeronautica Militare e Arma dei Carabinieri, rappresenta una delle quattro forze armate della Repubblica Italiana.