“Ci è stata offerta una cifra di un milionee 200 milioni. Obama ha mantenuto l'impegno assunto pubblicamente quando è stata resa nota la notizia della morte di mio fratello". Queste sono le parole di Daniele Lo Porto, fratello di Giovanni, rimasto ucciso nel gennaio 2015 durante un raid americano tra l’Afghanistan e il Pakistan. Insieme a lui era rimasto ucciso il Dr. Warren Weinstein, un americano tenuto in ostaggio da al Qaida dal 2011. In seguito alla notizia della morte dei due uomini il presidente Obama aveva promesso che “gli Stati Uniti avrebbero corrisposto ad entrambe le famiglie un pagamento a titolo di condoglianza.

Lo abbiamo fatto nella consapevolezza che nessuna cifra potrà mai riportare i loro cari."

La vicenda

Dopo più di un anno la famiglia Lo Porto ha finalmente ricevuto i soldi promessi dal governo americano. Giovanni Lo Porto era stato catturato dall’organizzazione di AlQaida il 12 gennaio 2012 a Multan in Pakistan. Nel gennaio 2015, dopo tre anni di prigionia, venneucciso da un raid americano al confine con il Pakistan. Il 23 aprile la famiglia scopre la morte di Giovanni e solamente ieri pomeriggio l’ambasciata USAa Roma, contattata dall’Ansa, ha confermato l’avvenuto pagamento alla famiglia. Una storia lunga, travagliata per la famiglia Lo Porto che ancora non riesce a dimenticare il lutto: “Oltre il danno anche la beffa, ci è stata proposta una donazione non un risarcimento"- spiega Daniele aggiungendo che- "la famiglia continua a chiedere verità sulla vicenda.

Vogliamo sapere cosa è successo".

La lettera di Laura Boldrini

Il presidente della camera Laura Boldrini ha scritto personalmente una lettera alla famiglia Lo Porto portando un messaggio di solidarietà da parte dello Stato italiano.

"Sono vicina ai familiari di Giovanni Lo Porto nel loro dolore e nella loro richiesta di informazioni, di verità, di giustizia.

Abbraccio con particolare affetto sua madre, della quale ricordo ancora le commoventi parole con le quali chiese di poter almeno avere indietro il corpo del figlio. Non è accettabile che, all'angoscia per tre anni di sequestro e allo strazio della morte, i suoi cari debbano aggiungere ancora oggi la pena di non poter nemmeno sapere con precisione cosa sia accaduto a Giovanni, di chi siano state le specifiche responsabilità nella sua uccisione, chi debba pagare per la sua fine.”