Giovanni Di Guardo, capitano di vascello e comandante della base di Maricommi di Taranto, è stato arrestato dalla Guardia di Finanza con l'accusa di corruzione. Insieme a lui l'imprenditore Vincenzo Pastore, sindaco di Roccaforzata e presidente della società di pulizie Teoma. Il capitano è stato colto in fragrante mentre intascava una mazzetta pari a 2.500€ dal suddetto imprenditore.

La marina militare, parte lesa nella vicenda, ha dato pieno appoggio alla magistratura condannando, senza esitazione, il comportamento indecoroso del capitano Giovanni Di Guardo.

Le indagini erano state avviate da diversi mesi per un appalto da 11 milioni di euro riguardante il servizio di pulizie.

Dopo lo scandalo, anche il danno d'immagine per la Marina Militare

La Marina esce con le ossa rotte da questa vicenda, finendo in un contesto in cui mai avrebbe immaginato di trovarsi. Tolleranza zero: è questa, dunque, la posizione assunta nei confronti di Giovanni Di Guardo. Un segnale forte, che vuole essere di avvertimento a tutti coloro che indossano l'uniforme. L'obiettivo è quello di fare leva sui valori morali di ogni ufficiale per prevenire, in futuro, qualsiasi comportamento che possa ledere ulteriormente l'immagine della Marina.

I lavori continuano, con le Fiamme Gialle impegnate in indagini a tappeto per assicurarsi che si sia trattato solamente di un fatto isolato, e che non vi sia un circolo vizioso che coinvolga qualche altro ufficiale.

Taranto non è nuova a questo tipo di vicende. In passato, infatti, vi furono numerosi arresti per un presunto giro di tangenti nella base navale di Chiapparo, estorte ad imprenditori che chiedevano di lavorare in un appalto.

Il PM Maurizio Carbone scoprì un efficace e collaudato sistema di tangenti, un vero e proprio "pizzo" imposto agli imprenditori.

Coloro i quali si rifiutavano di pagare le "mazzette", venivano minacciati e, successivamente, esclusi dagli affari locali. Tutti gli imprenditori "ribelli", infatti, venivano messi alla porta e fatti fallire nel giro di un anno.