Vladimir Putin diplomatico, ma non troppo. In questo caso, dinanzi alla linea dura di Washington che ha deciso un nuovo pacchetto di sanzioni economiche includendo, oltre alle 'scontate' Corea del Nord ed Iran, anche la Russia, ha deciso di rispondere con un provvedimento tutt'altro che diplomatico. Per l'appunto, saranno addirittura 755 i rappresentanti della diplomazia statunitense che dovranno lasciare il territorio russo. Siamo stati buoni profeti definendo praticamente uno specchietto per allodole le strette di mano ed i sorrisi al G20 di Amburgo tra Putin ed il suo omologo statunitense Donald Trump.

Eccessivo e superficiale il clamore mediatico dinanzi a quel bilaterale di facciata, in cui era stato pompato un presunto accordo sulla Siria che, in realtà, si è limitato a sancire ciò che era stato deciso da Damasco su espressa richiesta di Mosca. Gli spiragli aperti in Germania, se tali si potevano definire, sono stati chiusi.

Putin: 'Avevo sperato in un miglioramento delle relazioni'

Vladimir Putin ha spiegato ai microfoni di Russia24 le motivazioni del provvedimento. Non c'è dubbio che si tratta di una risposta secca ed immediata alle sanzioni che sono state decise dalla Casa Bianca e che - come ha fatto sapere il vice presidente americano Mike Pence - saranno firmate a breve da Trump. "Sono oltre un migliaio le persone che lavorano nelle sedi diplomatiche statunitensi in Russia - ha detto il presidente russo - ed ora in 755 dovranno fermare le loro attività".

Non sono ancora state rese note le modalità con cui queste persone saranno allontanate dalla Russia, dovranno comunque lasciare il Paese entro il prossimo mese di settembre. "Ho sperato a lungo sul miglioramento delle relazioni bilaterali, ma la situazione non cambierà presto". Putin ha inoltre aggiunto che la Russia ha offerto più volte agli Stati Uniti la sua collaborazione, anche su questioni come la cybersicurezza. "Come risposta ci sono arrivate soltanto accuse infondate", ha detto con amarezza il leader del Cremlino.