Un vasto rogo si è sprigionato alla periferia di Alcamo, in provincia di Trapani, in un deposito di stoccaggio dei rifiuti solidi urbani. Secondo le fonti, le fiamme sarebbero divampate intorno all'edificio a causa della spazzatura che si trovava celata tra le sterpaglie. In breve, l'incendio ha distrutto l'intera struttura sprigionando un'immensa nube nera che per parecchie ore è stata visibile dall'autostrada A29 Palermo-Mazara del Vallo. Il deposito é di proprietà dell'imprenditore alcamese Vincenzo D'Angelo. Le operazioni di spegnimento hanno tenuto impegnati per diverse ore le squadre dei vigili del fuoco, provenienti dal locale distaccamento, dal comando provinciale di Trapani ed anche da altri distaccamenti del palermitano.
L'incendio si è infatti esteso ad altri capannoni vicini e la nube ha ricoperto un'area di oltre un chilometro. Sono in corso le indagini dei carabinieri per chiarire le dinamiche dell'incendio e la natura delle sostanze che hanno preso fuoco. Il sindaco di Alcamo, Domenico Surdi, ha comunicato che non vi è ancora alcun dato certo o allarmante, ragion per cui ha raccomandato alla cittadinanza, per il momento, di chiudere le finestre e spegnere i condizionatori d'aria in attesa di test tecnici e provvedimenti ambientali.
Un'Italia che brucia
Si tratta dell'ennisimo rogo di questi mesi che ha percorso la Sicilia ed il resto d'Italia. Basti pensare che solo pochi giorni fa a Messina è stato arrestato un piromane che aveva distrutto già molti ettari di macchia mediterranea sui monti Peloritani.
Nel solo mese di uglio ci sono stati dodici arresti in cinque regioni: si tratta, tuttavia, di una mera applicazione della legge dei grandi numeri. I casi di incendio, infatti, sono così numerosi che risulta piu semplice identificare e arrestare i piromani meno scaltri, mentre molti altri criminali restano impuniti. Le regioni più colpite sono la Sicilia, con oltre 14 ettari di bosco andati in fumo, il Lazio, la Campania, l'Umbria e la Calabria.
Il fenomeno come ogni anno si accentua a luglio, quando il caldo e la siccità sono maggiori nel nostro Paese e ciò, spesso, rende incontrollabile il propagarsi degli incendi. Dalle indagini dei carabinieri e degli enti forestali si evince tuttavia che la difficoltà maggiore nel fermare questo scempio è quella distinguere coloro che appiccano gli incendi per strategie o affari criminali da quelli che, imprudentemente, si lasciano sopraffare dalle fiamme nel tentativo di creare incendi controllati.
Infine, c'è un'ultima categoria, forse più abbietta delle altre, della quale fanno parte piromani folli e irresponsabili che deturpano il patrimonio ambientale e le bellezze paesaggistiche del nostro Paese solo per puro e perverso piacere personale.