«Qualunque cosa distrugga la libertà non è amore. Deve trattarsi di altro, perché amore e libertà vanno a braccetto, sono due ali dello stesso gabbiano» (OSHO). Non è amore, quello che soffoca, quello che imbriglia e uccide... seppur non ammazza, letteralmente, devasta profondamente. Tante storie drammatiche si rispecchiano in questa realtà ma a fare la differenza di alcune donne è la loro presa di coscienza delle violenze subite e il loro coraggio di denunciare.

A spiegare cosa succede alle donne quando vivono un amore malato è Lucia Annibali, avvocato e donna coraggiosa che rappresenta un esempio di chi è ancora più forte dopo una violenza subita, violenza che ha lasciato tracce indelebili sul suo volto e nella sua vita.

In un’intervista spiega come l’incapacità di essere artefice della propria vita e delle proprie scelte, di non volersi bene e di non aver fiducia in se stessa, l’ha portata a vivere un incubo nel rapporto con il suo carnefice. Ora dichiara: “dopo un percorso faticoso, ho imparato a pensare sempre per il meglio, quella che sono adesso è una persona più forte, la Lucia di prima era debole”.

In materia, studi psicologici hanno evidenziato proprio la condizione particolare della vittima di violenze che, spesso, è assalita da "sensi di colpa" e da timori di varia natura così da rendere difficile la stessa invocazione di aiuto nell'immediato della violenza subita. La denuncia costituisce l’ultimo coraggioso atto di un travagliato percorso interiore che combatte la paura e la vergogna e che lascia spazio alla consapevolezza della violenza patita e della volontà di non lascirala impunita.

Tutto ciò, tuttavia, richiede un tempo ragionevolmente lungo e un cammino difficoltoso.

Una riproduzione molto fedele delle sofferenze delle vittime di violenza che tiene col fiato sospeso è il film “Io ci sono” che prende spunto dalla storia realmente accaduta dell’avvocato Lucia Annibali, trasmesso in televisione in occasione della giornata mondiale contro la violenza sulle donne.

Nel film è raccontato il dolore ma anche il riscatto di una donna deturpata nel volto e nell’anima. Ma ciò nonostante la protagonista è rinata con tutta la forza di volercela fare e con la volontà di combattere future violenze rappresentando un modello per tutte le donne vittime di uomini e vittime del loro mondo psicologico.

Il film è un monito ad alzare la testa, a dar voce al coraggio di uscire dalla spirale della violenza.

Lo Stato e le Istituzioni dalla parte delle donne: la violenza sulle donne è la sconfitta per tutti

La presidente della Camera Laura Boldrini, intervenendo a Montecitorio dinanzi a 1.300 donne, ha dato il seguente monito: “la violenza non è una questione che riguarda esclusivamente le donne, riguarda tutto il Paese e sfregia la nostra comunità, il silenzio non è rifugio, non offre vie di scampo, il silenzio isola e la parola aggrega, il silenzio uccide ed è la parola a salvare".

È un dato di fatto rincuorante, la sensibilizzazione e la presa di coscienza da parte delle Istituzioni dei numeri allarmanti che documentano le violenze che si compiono ogni giorno e la predisposizione di misure idonee affinchè la denuncia di una donna non rimanga inascoltata.

Deve essere data una risposta immediata ed efficace da parte dello Stato e da tutti i livelli istituzionali, a partire dal Parlamento che deve legittimare le forze dell’ordine e la magistratura a compiere azioni tempestive e interventi di protezione. Sono molti i passi avanti che bisogna fare ma qualcosa è stato fatto: è stato predisposto dalla Presidenza del Consiglio dei Ministri, Dipartimento Pari Opportunità, il numero 1522 attivo 24 ore su 24 che accoglie le richieste di aiuto e di sostegno delle vittime di violenza, nonché il protocollo EVA (acronimo di Esame Violenze Agite) che costituisce una modalità operativa per il primo intervento degli operatori di polizia nei casi di violenza di genere (maltrattamenti in famiglia, stalking, abusi, liti familiari…).

Le finalità sono: monitorare il fenomeno attraverso una banca dati in cui sono raccolte le segnalazioni e le informazioni e scegliere una valida strategia di contrasto che può anche prevedere l’adozione di provvedimenti restrittivi nei confronti del reo come l’arresto obbligatorio in flagranza oppure l’allontanamento urgente. Si tratta di predisporre un programma sinergico tra diverse istituzioni per garantire una tutela a 360° gradi della donna vittima di violenza. A tal fine risulta fondamentale e decisivo l’aiuto, l’ascolto, il sostegno e l’assistenza pscicologica e legale fornita dai centri antiviolenza e dalle case rifugio che sono istituite sull’intero territorio nazionale. In base ai nuovi programmi, le vittime possono ottenere anche un percorso di rienserimento lavorativo, di autonomia abitativa con dei criteri di prevalenza nell’assegnazione delle abitazioni di edilizia popolare, così come ha spiegato la sottosegretaria al Dipartimento Pari Opportunità Maria Elena Boschi.

Infine il sostegno delle forze politiche auspica che in tempi brevi possa essere approvata la legge che cancelli la possibilità di estinzione del reato di stalking con pena pecuniaria.

Si auspica che tanto altro venga ancora fatto per addivenire ad un totale azzeramento dei numeri che documentano le violenze sulle donne. L’impegno deve vertere, ancora, sulla rieducazione dei nostri bambini insegnando loro la parità di genere, il rispetto per le donne e per la loro libertà, poiché purtroppo la violenza sulle donne affonda le radici nel tessuto culturale del nostro paese.