Ogni anno in Italia, oltre cento donne vengono uccise proprio da chi sosteneva di amarle.A quanto pare,l'ambiente domestico si trasforma in un set di un film horror,dove prendono vita i peggiori e più brutali istinti legati ai conflitti di coppia.Quelli che apparentemente potrebbero essere classificati come degli accidentali disturbi psichici, nascondono il più delle volte dei fenomeni strutturali legati ad una compagine di natura sociale.
Il paradosso dell'amore violento
Se l'amore platonico di Dante e Beatrice è solo uno straordinario capitolo della passata letteratura italiana, non solo sotto l'aspetto cronologico ma soprattutto per ciò che concerne l'atteggiamento culturale, l'amore violento invece, è uno struggente dramma odierno che ricopre quotidianamente le prime pagine dei giornali.
I numeri del femminicidio ogni anno fanno accapponare la pelle.Nei primi 10 mesi del 2017 si parla di 114 vittime, mentre nel 2016 sono state 149 le donne vittime di omicidi volontari.Negli ultimi dieci anni le donne uccise in Italia sono state 1740, di cui 1250 in famiglia.
Sono invece 7 milioni le donne che hanno subito violenze di natura fisica, dalle meno gravi come la molestia a quelle più temibili, come la violenza fisica o il tentato omicidio.
Il fenomeno dello stalking
Questo termine deriva dal linguaggio venatorio, e sta a significare per l'appunto la presenza di un "cacciatore" e di una " preda ", di un soggetto che irrompe senza autorizzazione nella vita di un'altra persona , mettendo in atto delle dinamiche di vario genere, che a loro volta possono generare degli atteggiamenti di estrema irrequietezza e di potenziale violenza.Sono circa 3 milioni, secondo l'Istat, le donne che hanno subito nell'arco della loro vita azioni di stalking, e di queste il 78% non ha mai denunciato il fatto.
Le femministe propongono un piano contro la violenza
La proposta del movimento femminista nasce dall'analisi attenta di questo fenomeno, considerato strutturale e non emergenziale.Il piano prevede dodici capitoli e si sviluppa su varie questioni che vanno a coprire diversi ambiti, a partire da quelli che riguardano la violenza sul posto di lavoro, fino ad abbracciare battaglie di tipo culturale.
Nel piano viene rivendicato un reddito di autodeterminazione per le donne che decidono di uscire dalla violenza, chiedendo la messa in discussione di un modello economico basato sullo sfruttamento e sulla precarietà,in cui sono proprio le donne le prime a trovarsi in situazioni di disoccupazione e di disagio lavorativo.
I recenti dati dell'INPS, infatti, ci dicono che il 51% delle donne sono le maggiori destinatarie dei famigerati voucher, con salari del 10% inferiori rispetto a quelli degli uomini, e l'uso molto frequente del part-time involontario.
Per cancellare questa piaga sociale della violenza sulle donne , bisogna valutare a fondo non solo gli aspetti esteriori, ma andare a fondo sulle cause prime che danno vita a questo fenomeno, estirpando qualsiasi forma di discriminazione figlia di una cultura ancora di stampo patriarcale, e di politiche che puntano a ledere il diritto di autodeterminazione delle donne, viste come uno dei soggetti sociali deboli.