"Dovete aspettarvi una sempre maggior collaborazione bilaterale tra di noi nello sviluppo di veicoli di terra senza pilota (UGV) e nella robotica". Parola di Kentaro Sonoura, consigliere sul tema della sicurezza nazionale del premier giapponese Shinzo Abe, intervistato da "The Times of India". L'introduzione dell'intelligenza artificiale e della robotica nel settore della difesa è visto dal quotidiano indiano come il "livello successivo" nella collaborazione strategica tra i due partner asiatici. Tokyo e New Delhi si parlano ormai da anni, accomunate dalla preoccupazione per l'attivismo internazionale della Cina.
I giapponesi, d'altronde, solo pochi mesi fa avevano visto transitare sopra le loro teste un missile nucleare lanciato dalla Corea del Nord, storica alleata di Beijing, mentre quello tra Cina e India è storicamente un confine "caldo", con le truppe schierate che si controllano a vicenda e occasionali dispute lungo i confini. Un piuttosto inedito attivismo militare dell'impero del centro nel Mar Cinese Meridionale, l'espansionismo economico cinese in Africa e il progetto della "Nuova via della seta" che punta a collegare direttamente Beijing all'Europa attraverso un'imponente serie di infrastrutture che attraverserebbero tutta l'Asia (tagliando però fuori New Delhi), non possono che mettere in guardia i due Paesi, che temono di rimanere tagliati fuori dalla nuova globalizzazione a guida cinese, o peggio di finire nella sfera di influenza del potente Presidente della Repubblica popolare Xi Jinping.
L'accordo sul nucleare
Lo scorso dicembre è diventato operativo un accordo che lega India e Giappone sull'uso civile dell'energia nucleare. In base al patto, il Sol Levante dovrebbe esportare nel subcontinente la tecnologia utile alla realizzazione di centrali nucleari all'avanguardia e il know-how necessario per la gestione degli scarti: "I due primi ministri - ha dichiarato Sonoura - intendono lanciare un gruppo di lavoro sulla cooperazione tra le compagnie nucleari dei due Paesi.
Il Giappone è intenzionato ad avviare i lavori velocemente, possibilmente entro la fine del mese".
Se la costituzione pacifista imposta al Giappone alla fine della seconda guerra mondiale (che Abe vorrebbe cambiare) vieta a Tokyo di avere un vero e proprio esercito e, a maggior ragione, di aspirare a diventare potenza nucleare, l'India al contrario ha già a disposizione - secondo le stime della Federation of American Scientists - tra le 120 e le 130 testate.
E non si limita solo alle parole.
Lo scorso 18 gennaio, New Delhi ha dichiarato di aver testato con successo un missile intercontinentale capace di trasportare una testata atomica, lanciato dall'isola di Abdul Kalam, nello stato orientale di Odisha. Beijing ha letto il test indiano come una minaccia diretta nei suoi confronti, e dalle pagine del "Global Times" (la voce in lingua inglese del regime) ha sostenuto la necessità di aumentare la propria presenza militare nell'Oceano Indiano. L'India, in tutta risposta, ha invocato una maggior presenza degli amici giapponesi e americani.
Schermaglie che difficilmente si tradurranno in un conflitto vero e proprio, ma che danno la misura dello stato dei rapporti tra i due Paesi più popolosi del mondo.
Un indo-pacifico "libero e aperto"
Non ci sono solo le questioni militari sul tavolo. Almeno altrettanto importanti sono i rapporti commerciali che India e Giappone vogliono stringere nell'immensa massa oceanica indo-pacifica, includendo nella partita anche l'Australia e gli Stati Uniti, la forza che, nonostante la distanza geografica, più di tutte frena l'espansionismo cinese nel sud-est asiatico. Il primo a parlare di "Indo-Pacifico", indicando così la necessità di una politica comune per i due oceani che circondano l'Asia a sud e a est, fu proprio il primo ministro giapponese Shinzo Abe, nell'ormai lontano 2007. Oggi è ancora il Giappone ad utilizzare questo termine, parlando della necessità di un "Indo-Pacifico libero e aperto", dove per "libero" si sottintende dall'influenza cinese, e "aperto" alla collaborazione con americani e australiani: "Questi 4 Paesi - spiega Sonoura - hanno gli stessi standard in termini di strategia marittima e valori di base.
Quindi è importante mettere in pratica questi valori: non proliferazione, assistenza umanitaria e soccorsi in caso di disastri naturali. È importante utilizzare per fini concreti la forza di questi 4 Paesi".
La politica indo-pacifica giapponese - ha detto ancora Sonoura al "Times of India" - si integra perfettamente con la cosiddetta Act East Policy indiana, lo sforzo di New Delhi di instaurare relazioni proficue con il giovane e dinamico sud-est asiatico: "Abbiamo bisogno di condividere l'importanza del ruolo della legge e della libertà di navigazione tra i vari Paesi - ha spiegato - il passo successivo è uno sviluppo infrastrutturale in linea con gli standard globali, che aumenti la connettività tra i nostri Paesi.
Il terzo passo sarà un rafforzamento del diritto marittimo e una gestione delle catastrofi naturali che garantisca stabilità e prosperità nella regione indo-pacifica. Per questo vorremmo legare la nostra strategia indo-pacifica con l'Act East policy indiano in un unico disegno. Questa è la sinergia che cerchiamo".
Insomma, mentre la Cina prova a contendere agli Stati Uniti lo scettro di prima potenza economica mondiale, c'è chi non troppo lontano dai suoi confini lavora per un'alternativa. Mentre Beijing cerca di isolare l'India dalla globalizzazione che sta disegnando con la nuova via della seta, New Delhi cerca di prendere il controllo (sia pure in coabitazione con Giappone, Usa e Australia) delle sterminate rotte oceaniche indo-pacifiche, bloccando l'agognata espansione cinese nella regione. Si tratta di vedere chi sarà più veloce a trasformare in realtà i propri sogni di gloria.