Il garante per le comunicazioni (Agcom) mette a segno un'altra iniziativa in favore dei consumatori. Solo pochi giorni fa, e precisamente il 20 dicembre scorso, ha sanzionato pesantemente Tim, Vodafone, Wind Tre e Fastweb per le odiose bollette a 28 giorni. Gli operatori di telefonia fissa e pay tv, infatti, in barba alla recente legge del 4 dicembre 2017 che vieta la fatturazione a 4 settimane, continuano a imporre ai propri clienti tale usanza. Negli stessi giorni il garante ha indirizzato ai gestori in questione una richiesta, e cioè quella di permettere ai loro abbonati di scegliersi un modem per la banda larga senza essere costretti ad acquistarlo o noleggiarlo.

La richiesta è molto più che fondata, e vediamo subito perché.

La legge europea esiste già, è la 2015/2120

Forse non tutti sanno che, e questo è un problema tutto italiano, esiste già una legge che consente a chi vuole navigare in rete di scegliersi il modem. La legge in questione, la 2015/2120, afferma che 'Gli utenti finali hanno il diritto di accedere a informazioni e contenuti e di diffonderli, nonché di utilizzare e fornire applicazioni e servizi, e utilizzare apparecchiature terminali di loro scelta'. Che vuol dire? Semplice, che se io posseggo già un modem perché provengo da un vecchio operatore, non c'è motivo di gettarlo per doverne comprare un altro. Se io conosco un apparecchio più moderno e funzionale, perché devo essere costretto ad affittarne uno di prestazioni inferiori?

Se il modem che ho io costa meno, perché devo spendere altri soldi per cambiarlo?

Un'interrogazione parlamentare per opporsi al potere dei gestori telefonici

Ciò che risulta davvero fastidioso è il potere degli gestori di telefonia fissa e mobile e di pay tv. Sembra che sia quasi impossibile frenare la corsa all'accaparramento dei clienti, alle modifiche unilaterali dei contratti senza che gli abbonati possano dire la loro, l'introduzione di fatturazioni che non coincidono con il mese solare, gli aumenti indiscriminati.

Per porre un limite alle imposizioni che di fatto vigono nel campo del telefono e di internet, è necessario promulgare leggi, rifarsi a normative europee, far intervenire un garante delle comunicazioni. Eppure sembra che la regolamentazione di questo settore debba procedere a colpi di sanzioni e decreti. In tal senso l'onorevole Ivan Catalano ha proposto nel mese di novembre un'interrogazione parlamentare. Al deputato del gruppo Civici e Innovatori, ex M5s, si era unita tra gli altri l'azienda tedesca AVM, produttrice di uno dei più famosi router, chiamato Fritz!Box. La società affermava che gli operatori italiani, imponendo i propri router, ledono gli interessi delle compagnie che mettono a disposizione degli utenti finali router moderni e a prezzi concorrenziali. Ecco di seguito un stralcio dell'interrogazione di Catalano: "In riferimento alla quasi totalità dei servizi forniti agli utenti dagli ISP, le motivazioni tecniche e di sicurezza addotte per limitare la libertà di scelta risultano prive di fondamento". Appunto, è una questione di libertà, che poi è il principio fondante su cui è nato il web. Continueremo a seguire la questione e ad informarvi.

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