Medico, consulente legale o informatico, ma anche avvocato, prete e all'occorrenza funzionario dei servizi segreti. Stefano Ramunni, pugliese di 55 anni, è un personaggio che sembra uscito fuori dalla mente di uno scrittore dalla fantasia sfrenata. Conosciuto anche come il genio della stangata, è un truffatore seriale, un artista del raggiro capace di indossare qualsiasi maschera. Nella sua lunga 'carriera' illegale ha truffato istituti bancari, agenzie di viaggio e immobiliari, persino il suo avvocato e magistrati. Lo descrivono come diabolico: e in effetti dopo aver scontato 16 anni di carcere, uscito nel 2016 aveva ricominciato i suoi raggiri.

Stavolta è stato pizzicato dalla 'iena' Giulio Golia proprio mentre era appena stato nuovamente arrestato.

Iena sulle tracce del truffatore

A Giulio Golia delle 'Iene' erano giunte segnalazioni: un tale Claudio La Motta che ufficialmente faceva il badante a casa di un anziano a Pesaro e pure molto bene, improvvisamente ha interrotto il rapporto di lavoro. Perché aveva assunto l'identità di un sacerdote, don Vito Piccinonna, parroco di Bitonto, per fingere di aiutare una famiglia di pensionati con un figlio malato di distrofia, per poi rubargli l'identità e convogliare tutte le offerte sul proprio conto. Ma come ex badante ha chiesto di far recapitare i suoi effetti personali a un indirizzo in Puglia.

Un indizio che ha permesso alla Iena di risalire all'identità del truffatore nel frattempo finito di nuovo in carcere.

L'ultima truffa

A fine gennaio i carabinieri di Castelfranco Veneto (Treviso) hanno visto sfrecciare sotto i loro occhi una Peugeot 807 con tanto di lampeggiante. Insospettiti hanno fermato l'auto e si sono trovati davanti Ramunni e un complice che hanno detto d'essere funzionari della Città del Vaticano con tanto di carta d'identità con immunità diplomatica.

Ancora più insospettiti, i militari hanno scoperto l'inganno e che Ramunni ha un nutrito curriculum criminale. Ora è detenuto nel carcere di Treviso.

Una storia familiare incredibile

Giulio Golia ha ripercorso la storia familiare di Ramunni che spiega tante cose di lui. Per parte di mamma è di sangue blu, figlio di una famiglia nobile pugliese proprietaria di un castello.

Ma il padre è un monsignore e per questo lui ha assunto il cognome di sua madre. La famiglia materna non prese bene questa storia: la donna fu cacciata di casa, diseredata e si diede all'alcol. Una sofferenza per quel figlio legatissimo a una madre oltretutto sempre in bolletta. Ragion per cui, fin da piccolo, ha cercato espedienti per sopravvivere. Sua mamma diceva che quel ragazzo a cui erano state diagnosticate "turbe del comportamento" andava curato. E però, la sua prima truffa è una 'dichiarazione d'amore' a lei: a 17 anni apre un'associazione alcolisti antidroga che dirige spacciandosi per medico con dieci dipendenti tra segretarie portantini e autisti. Da quest'esordio, per tutta la sua vita ha cercato di apparire chi non era per essere amato o comunque ricordato dimostrando una capacità eccezionale di entrare nel personaggio, di recitare a soggetto.

Centinaia di furti d'identità

Più diventava bravo e più era capace d'assumere qualsiasi ruolo rubando l'identità a chiunque e ovunque. Il suo ruolo preferito, quello del medico. A Bolzano aveva aperto addirittura uno studio e riceveva pazienti. Mentre a Firenze era uno psichiatra. Per rubare l'identità poi, raccoglieva documenti con un escomatoge: metteva offerte di lavoro per poi chiedere la fotocopia di carta d'identità, codice fiscale e 740 e utilizzarli per fare affari e profitti. Così aveva accumulato circa 12 milioni di euro. Incriminato in centinaia di procedimenti a suo carico, ha tentato persino di azzerarli spacciandosi per il proprio avvocato e presentando il suo certificato di morte in molte procure d'Italia.

Da detenuto, ha truffato anche compagni di carcere spacciandosi per un legale, facendosi dare soldi con la promessa di farli uscire presto. L'hanno dovuto trasferire perché si sarebbero vendicati. Difficile pensare che ora starà per molto a riposo.