Sono passati 7 anni da quel 15 marzo 2011, quando a Damasco ci fu il primo corteo di protesta contro il regime di Bashar Al-Assad. La repressione posta in atto dalla dittatura degenerò in una contestazione crescente, divenuta quotidianità di battaglie e brutalità.
Anche in questi giorni decine di civili sono stati uccisi dai bombardamenti, in migliaia sotto assedio, costretti a patire la fame e senza la possibilità di cure mediche.
Vano ogni tentativo di mediazione diplomatica
Ma l'uomo, che da sempre ha combattuto per il riconoscimento dei propri diritti, non riesce a spegnere il desiderio di guerra e vendetta, rendendo vano, come dimostra il caso siriano, ogni tentativo, anche misero, di mediazione diplomatica.
La questione ribelli
I primi disertori delle forze armate, nel giugno 20011, formarono il cosiddetto Esercito Siriano Libero. Sulla scia delle "Primavere Arabe", gli Stati Uniti governati da Obama, insieme all'Unione Europea, vollero la caduta del regime di Assad. Ma non avevano calcolato il sostegno che Russia e Iran, gli avrebbero assicurato.
Così, diverse migliaia di miliziani sciiti provenienti da Libano, Iraq, Iran e Afghanistan, salvarono insieme ai bombardamenti russi, un regime che sembrava disciogliersi. Nel tempo lo scontro è diventato una vera e propria guerra di religione, che peraltro ha favorito gli estremisti islamici di Al-Qaeda e non ultimi i sedicenti appartenenti allo Stato Islamico, meglio conosciuti come Isis.
La stima delle vittime e sfollati
E' pressoché impossibile, stilare il numero delle vittime. L'Osservatorio Nazionale per i Diritti Umani, ha parlato di non meno di 350.000 morti. Anche se nel 2016, l'inviato speciale delle Nazioni Unite, fornì una cifra che oscillava intorno alle 400.000. A queste cifre si aggiungono gli 11.000.000 di sfollati.
Bollettino di guerra
Il bollettino più recente è quello proveniente dalla Ghouta orientale, dove almeno 20 civili sarebbero rimasti uccisi nel corso dei bombardamenti. E il bilancio, seppur meno grave in termini di perdite umane, che conta comunque 8 morti, arriva dalla regione di Idlib. E sarebbero 700.000 i siriani intrappolati nella città di Afrin e 400.000 allo stremo, sempre nella Ghouta.
Pace in Siria, miraggio lontano
I combattimenti sono ripresi in maniera più cruenta. E non è bastata nemmeno la risoluzione del Consiglio di Sicurezza dell'Onu, che chiedeva una cessate il fuoco e tregua umanitaria di un mese, a fermare il massacro. E' stata infatti disattesa in ogni singolo punto.
Diritti Umani, la dichiarazione universale
Con la Dichiarazione Universale dei Diritti Umani, proclamata dall’Assemblea Generale delle Nazioni Unite in seguito alla seconda guerra mondiale, vennero riconosciuti per la prima volta i diritti ed il valore della persona umana.
Un documento diventato cardine della civiltà mondiale, laddove si presentano abusi sugli indifesi come spesso ha ribadito anche Amnesty International.
Una situazione delicata e drammatica, dove regnano le guerriglie, e le bombe sui civili. Nella quale viene repressa con ferocia la libertà di uguaglianza, di religione e di pensiero, dove viene usata la forza anziché della tutela dei più deboli.
La strada è lunga per l'affermazione di tali diritti e probabilmente non basteranno tribunali, leggi, decreti o dichiarazioni. Ma occorre, questo insegna la dichiarazione, insegnare il rispetto reciproco e la tolleranza individuale di ognuno verso il prossimo.