Giovedì scorso, i leader politici di Germania, Francia e Inghilterra si sono riuniti per discutere dell'ultima "bravata" del governo Putin: l'avvelenamento di Sergei Skripal, ex spia russa, avvenuto sul suolo inglese. Malgrado molti si aspettassero una reazione fiacca del governo britannico, Theresa May non ha tardato a condannare a gran voce il gesto che, a quanto pare, ha come spiegazione più plausibile un'azione diretta organizzata dallo stesso governo russo.

Al momento, Skripal e la figlia (anche lei avvelenata) versano in terribili condizioni al Salisbury Hospital, luogo nel quale sono stati trasportati d'urgenza il 4 marzo.

La storia si ripete?

La prima reazione del governo inglese è stata l'espulsione dal paese di 23 diplomatici russi, gesto che il ministro degli esteri di Mosca, Sergej Lavrov, ha ripetutamente condannato. A rendere la situazione ancora più tesa, infatti, va ricordato che il rimpatrio di un numero così alto di diplomatici russi non avveniva più da ormai trent'anni.

Nel botta-e-risposta tra occidente e oriente, però, anche la Francia e la Germania si sono fatte sentire.

Il Parlamento Europeo ha manifestato la sua solidarietà verso il caso inglese, mostrando così il proprio sostegno nei confronti dell’Inghilterra, e schierandosi a sfavore della Russia.

Secondo gli ultimi aggiornamenti, pare che l'agente nervino sia arrivato sul suolo britannico all'interno della valigia della figlia dell’ex agente. Il suo nome è Yulia e, come ogni anno, si era recata a Salisbury dal padre per visitare la tomba materna. Secondo i servizi segreti inglesi, il veleno fatale sarebbe passato inosservato sotto forma di un regalo per l'ex spia, probabilmente un profumo o un capo d'abbigliamento.

L'Inghilterra che avanza

Theresa May ha dato ulteriore sfoggio di sé, visitando - sempre giovedì scorso - il luogo in cui pare sia avvenuto l'attacco, per poi tornarvi e, proprio in queste ore, chiedere pubblicamente al governo russo di fornire una prova di colpevolezza, oppure di porgere le proprie scuse in merito a quanto accaduto.

Simbolicamente è forte il segnale che, con questa richiesta, il governo britannico ha voluto lanciare all'amministrazione Putin. Di fatto, indica il desiderio del Regno Unito di voler aumentare le proprie difese interne, emancipandosi da quella che, in linea di massima, è vista come una superpotenza da cui dipendono, in misure diverse, gran parte delle nazioni europee.

Da non dimenticare, poi, la situazione delicata in cui ha "passeggiato" Theresa May: attualmente, infatti, la città di Salisbury è sotto una sorta di "quarantena", con tanto di cordoli della polizia attorno alle case e agenti segreti che si annidano lungo le strade in cerca di informazioni.

La Russia, reduce dalle elezioni che hanno visto la vittoria schiacciante di Putin, non ha tardato a difendersi dai segnali inglesi, respingendo in toto le accuse.

Lo stesso Sergej Lavrov ha dichiarato che "la risposta del Cremlino su simili accuse infondate arriverà molto presto". Malgrado l'ultimatum della May avesse scadenza la settimana scorsa, l'alibi russo circa la loro estraneità ai fatti non è però arrivato. Aspettando una prova di colpevolezza con il secondo ultimatum di queste ore, in questa pesante atmosfera che attualmente regna tra il presidente Vladimir Putin e Theresa May, sono in molti ad augurarsi che una faccenda così delicata giunga il prima possibile ad una riappacificazione.

Quando le cose non cambiano mai

Era il 1970 quando il KGB, col grosso dei suoi agenti, cominciò una escalation di crimini, controspionaggio, uccisioni, che portò ufficialmente alla seconda, violenta fase della Guerra Fredda.

I due poli di USA e URSS misero ogni mezzo a disposizione sull'invisibile campo di battaglia, col solo scopo di vincere il titolo di potenza con maggior controllo globale. Come tutti noi sappiamo, dal 1991 in avanti la storia parve ribaltarsi completamente, vedendo nazioni diventare indipendenti e nuove potenze farsi strada sul mercato internazionale.

Certe cose, però, sembra che siano difficili da cambiare, o meglio, da modernizzare. E non si parla solo della mentalità russa: di mezzo ci sono l'egemonia delle varie nazioni ed organizzazioni - in questo caso l'Ue - sia in campo ideologico che mediatico. E non è da mettere in dubbio che la portata del messaggio che Theresa May ha voluto mandare al governo di Putin sia dettata da un solo grido da parte dell'Inghilterra della Brexit: noi siamo ancora qua.

Sarebbe, tuttavia, il momento, prima o poi, di mettere da parte il bisogno di "abbaiare" più forte del proprio avversario, mettendo il lavoro sporco nelle mani della diplomazia piuttosto che delle persone unicamente d'azione.