C'è un processo che pochi, al di fuori della Sardegna, conoscono: tra i militari che hanno prestato servizio nel poligono militare di Perdasdefogu ed i civili che vivono nei pressi della struttura militare i decessi da tumore sarebbero di molto sopra la media nazionale. La Procura della Repubblica di Lanusei da anni ha messo 'nel mirino' lo storico impianto bellico e da mesi si sta tenendo un combattutissimo processo in aula.
Siamo al Salto di Quirra, una piccola e storica regione sarda posta nel nuorese, nella parte centro orientale dell'isola.
Qui nel 1956 fu il Ministero della Difesa insediò, nel territorio del comune di Perdasdefogu, il Poligono sperimentale di addestramento interforze. E' uno dei centri di addestramento e sperimentazione bellica più importanti dove si sperimentano e si mettono a punto i nuovi velivoli, missili, razzi e radiobersagli.
Ci sono connessioni tra gli ordigni ed i tumori?
Proprio gli ordigni sperimentati in loco sono l'oggetto del processo in corso. Troppe persone si sono ammalate e sono morte di cancro sia tra i militari che tra i residenti. Nel mirino c'è la struttura militare e, in particolare, i residui degli ordigni impiegati: Il ragionamento dell'accusa verte su di un ragionamento. Il poligono è l'unica struttura esistente in un territorio solo ed esclusivamente agricolo.
Non esiste alcun impianto industriale oltre ad esso, per cui, secondo la Procura, le cause di queste malattie proverrebbero dalla struttura militare.
A processo ci sono tutti gli ufficiali che si sono succeduti nella direzione dello stesso dal 2004 al 2010. I pm hanno basato l'accusa sulle analisi effettuate dalla dottoressa Maria Antonietta Gatti, fisico e bioingegnere che ha scoperto nanoparticelle di piombo e tungsteno nei corpi di chi è stato colpito da malattie tumorali.
Secondo la sua tesi questi elementi sarebbero causati dagli ordigni che esplodendo ad altissime temperature rilascerebbero queste polveri estremamente cancerogene.
La Procura accusa chi ha guidato il poligono in questi anni di omissione aggravata di cautele contro infortuni e disastri per non aver interdetto al pubblico le zone a rischio.
Questi effetti collaterali, secondo l'accusa, avrebbero provocato negli ultimi anni la morte sia di molti pastori che di militari in servizio.
In questi mesi si stanno succedendo parecchie udienze presso il tribunale con una vera e propria battaglia legale con l'avvocato Alessandro Santoro del foro di Salerno al fianco del pm da una parte, e gli avvocati Francesco e Pierfrancesco Caput, Leonardo Filippi e Andrea Chelo al fianco degli ufficiali che siedono tra i banchi degli accusati.
Proprio durante l'ultimo dibattimento, avvenuto pochi giorni fa, ha tenuto banco un altro consulente dell'accusa, il professor Evandro Lodi Rizzini, già professore ordinario di Fisica all'Università di Bresciache ha confermato al giudice monocratico Nicole Serra, i contenuti di una relazione del 2011 che confermava la presenza di elementi radioattivi dentro il poligono.
Secondo le sue analisi venne rintracciato del Torio non in maniera diffusa ma solo nei punti dove erano esplose le bombe mentre piombo ed arsenico erano all'epoca rilevati nell'ambiente circostante in quantità tali da poter contaminare gli esseri viventi.
Le udienze proseguiranno nel mese di maggio, con i consulenti a disposizione per il contro esame delle parti. la sentenza è prevista per la prossima estate.