Il discorso ‘integrazione è diventato ormai un must, sempre sulla bocca di tutti e nei pensieri di ognuno. Basta girare tra le strade delle nostre città per avere a che fare con uno scambio culturale continuo, un miscuglio di lingue sempre più diverse, colori di bandiere che si uniscono sotto gli stessi tetti. Ed è sempre anche più frequente l’occasione di percepire commenti maligni come ‘non ci potrà mai essere integrazione completa, sono troppo diversi’.

Abdel Zaglool, 18 anni e residente nel quartiere milanese della Barona, è riuscito con la sua penna a provare che, invece, le differenze non sono poi tante e non dipendono certo dal colore della pelle o, come in questo caso, dalla lingua che parli o dalle materie che studi, e che l’integrazione non solo è possibile, ma è già in corso.

‘Correva l’anno 1907, correvo anche io, correvo colle tasche colme di arance e la testa carica di pensieri, mi sentivo pesante, ma non potevo rallentare’. Questo l’incipit del suo ‘I Santuzzi’, il testo grazie a cui il ragazzo si è aggiudicato il primo premio del concorso letterario nazionale “Sicilia cornice di senso”.

Quando ragioneria batte il classico

Abdel vive a Milano con la famiglia. I genitori sono egiziani, la mamma non parla italiano e la religione musulmana è molto sentita e praticata, tanto che tutte le sue sorelle vestono il velo tradizionale, lui frequentava la scuola araba prima che fosse chiusa e rispetta con rigore il suo credo (seguendo il ramadan, frequentando la moschea e svegliandosi ogni mattina all’alba per pregare).

All’istituto Allende, dove attualmente sta svolgendo l’ultimo anno di ragioneria, è molto amato sia dai compagni, a cui senza scrupoli dà ripetizioni, che dai professori, che hanno assistito ad un salto in avanti notevole nell’impegno scolastico. Abdel nei suoi primi anni di superiori non era infatti molto sociale o attento ai libri (aveva sfiorato la bocciatura al secondo anno).

Ma in terza ha avuto una vera e propria rinascita, forse anche grazie al romanzo ‘Il cacciatore di aquiloni’ di Hosseini, dove si parla dell’opportunità di rivincita personale e del continuo reinventarsi fino a trovare se stessi.

E lui questa opportunità l’ha colta al volo, non solo partecipando al concorso indetto dal liceo Ruggero Settimo della città sicula Caltanissetta, ma anche vincendolo, modestamente sbalordendosi da solo, superando gli altri finalisti, italiani e provenienti da licei classici di tutt’Italia. Non ci sono dubbi sulla sua vittoria, solo tanti sorrisi, compreso quello della sua professoressa Luisa Brambilla, che l’ha accompagnato in Sicilia a ritirare il premio di 500 euro.

Premio completamente meritato e dato da una giuria imparziale, che al momento della proclamazione del vincitore non era a conoscenza né dell’origine nazionale dell’autore del testo, né di quella scolastica, essendo tutti gli scritti protetti da assoluto anonimato.

I piani per il futuro

Nonostante tutti i giudici del concorso gli abbiano suggerito di proseguire i suoi studi in una qualche facoltà di Lettere, Abdel non sembra convinto, anche se il suo desiderio di continuare a scrivere è forte ed ha intenzione di prendere parte ad altri e nuovi concorsi letterari.

La strada del letterato non sembra abbastanza remunerativa agli occhi del diciottenne, che come sogno nel cassetto ha quello di arricchirsi, oltre quello di rendere orgoglioso suo padre.

Un padre laureato in Egitto e partito da una cittadina nei pressi del Cairo alla ricerca di fortuna; un padre che ha grandi prospettive per il suo unico figlio, che però non riguardano il prendere in mano una penna e creare storie a partire dall’immagine di un angelo di schiena con le ali spiegate, come è appena successo. Un padre che il ragazzo vuole rendere fiero in ogni modo, come spiega Abdel in modo molto maturo, non distaccandosi da quello che lui è veramente.