Un ordigno artigianale è esploso nella notte tra ieri ed oggi nello spazio esterno dinanzi la sede della Lega di Treviso. Si tratta di una sede storica del Carroccio, situata nella zona industriale di Villorba. Nessun danno, nè alla struttura, se non lievi conseguenze per il portone d'ingresso, nè tantomeno a persone in base alle note che arrivano dalla locale Questura. Sul posto sono intervenuti, oltre agli agenti della polizia di Stato, anche i vigili del fuoco del comando provinciale di Treviso ed il personale operativo del Nucleo biologico, chimico e radiologico (NBCR) che ha fatto brillare un secondo contenitore sospetto con, all'interno, quello che è stato considerato un meccanismo per innescare l'esplosione.
Nel corso delle operazioni per mettere in sicurezza l'area, erano presenti anche i dirigenti veneti del partito. Secondo le fonti leghiste, l'ordigno che è stato fatto deflagrare sarebbe stato posizionato nei pressi della scala anticendio dell'immobile.
La rivendicazione su internet
L'atto è stato rivendicato attraverso il sito 'Round Robin, Diario di Bordo della tempesta sociale' che ha pubblicato la nota dei presunti attentatori. Si sono firmati 'Cellula Haris Hatzimichelakis/Internazionale nera'. "Rivendichiamo la collocazione contro politici, sbirri ed i loro tirapiedi. Non vogliamo essere complici e ci opporremo alla violenza indiscriminata degli Stati contro la violenza discriminata nei confronti dei responsabili di tutto ciò.
Parlate di governo giallo-verde, di sinistra e di destra, ma noi vogliamo che lo Stato sia distrutto e vogliamo divertirci sulle rovine fiammeggianti delle vostre città. Voi fate politica e noi guerra sociale". La nota chiarisce anche, come obiettivi specifici dell'attacco, "il razzismo e lo sfruttamento". Piccolo particolare, il volantino del presunto gruppo anarchico reca la data del 12 agosto scorso.
Salvini: 'Non ci fanno paura'
A rendere noto nel pomeriggio di oggi il presunto attentato, anche il ministro dell'Interno e segretario nazionale della Lega, Matteo Salvini. "Cercano di fermarci - ha scritto su Twitter il vicepremier - ma violenti e delinquenti non ci fanno paura. Noi andiamo avanti, più forti di prima".
Gli fa eco con una nota ufficiale il presidente della Regione Veneto, Luca Zaia, che definisce quanto accaduto "un atto molto grave" ed esprime la speranza "che non sia il primo di un'inquietante spirale. La rivendicazione - aggiunge Zaia - riporta alla memoria epoche tristi e linguaggi che credevamo si fossero dimenticati. Ma la società veneta è pronta a respingerli nel nome di un confronto civile e della difesa delle istituzioni democratiche".