Non è stato mai collaudato ed è fuorilegge da quando è stato inaugurato nel 1950: parola di esperto. Anche Roma avrebbe il suo ponte Morandi: il viadotto della Magliana. Mentre a Genova si lavora incessantemente tra le macerie del ponte su cui scorreva l'ultimo tratto dell'autostrada A10, crollato alla vigilia di Ferragosto, un disastro annunciato per molti che ha provocato 39 morti, 16 feriti, oltre 600 sfollati, sale nel Paese l'apprensione per altre infrastrutture ritenute a rischio.
Interpellato dal Corriere della Sera, l'ingegner Remo Calzona, professionista oggi in pensione, per decenni professore di Tecnica delle costruzioni all'università La Sapienza di Roma, ha rilanciato l'allarme sul ponte della Magliana, che aveva già dato nel corso di un convegno che si è tenuto presso la Facoltà d'Ingegneria capitolina lo scorso dicembre.
Per l'esperto va chiuso al più presto nel rispetto della normativa.
Viadotto della Magliana, una storia italiana: l'allarme dell'esperto
Ha un volume di traffico di centinaia di migliaia di auto ogni giorno, non paragonabile a quello degli anni '50 quando fu inaugurato: è il viadotto della Magliana di cui in questi giorni si parla per un discusso restringimento. Un'infrastruttura che si calcola abbia un flusso di 10 milioni di veicoli ogni anno da e verso l'aeroporto di Fiumicino e che conosce bene il professor Remo Calzona. Già docente universitario, è stato allievo del professor Riccardo Morandi, il progettista romano del ponte crollato a Genova che realizzò anche il ponte della Magliana a tracciato curvilineo.
La preoccupazione di Calzona riguarda il viadotto della Magliana su cui ha realizzato uno studio indipendente. Le sue parole non preannunciano nulla di buono, ma sono quelle di uno specialista ed evidentemente vanno prese in seria considerazione: un altro esperto rimasto inascoltato, Antonio Brencich, nel 2016 ha descritto le gravi criticità del 'ponte di Brooklyn' collassato a Genova.
Il viadotto capitolino presenta gravi difetti e ha un elevato rischio di crollo, ha detto Calzona al Corriere della Sera.
La sua storia inizia negli anni '30 quando prende avvio la realizzazione di grandi opere collegate al nuovo quartiere dell'Eur. Tra queste un ponte che colleghi le due sponde del Tevere e porti all'aeroporto di Fiumicino.
Lo si inizia a costruire nel 1938, ma la realizzazione dell'opera può riprendere solo dopo la guerra. Calzona evidenzia che l'opera non è mai stata collaudata né sono mai state fatte prove di carico e tensione. Dopodiché il ponte ha presentato difetti e criticità tipici delle strutture in cemento armato specie se non sottoposte a manutenzione: lesioni, corrosione dei materiali metallici. L'esperto lo ha sottolineato fin dallo scorso gennaio in un'intervista a RepubblicaTv : "C''è un giunto largo 10 centimetri che taglia il ponte a metà, ma non era previsto che il ponte avesse un distacco di 10 centimetri in quel punto. L'amministrazione avrebbe dovuto chiudere il ponte e rifarlo". La 'vita di servizio', ovvero il periodo di tempo durante il quale l'opera funziona in sicurezza, per il professore è finita.
Per legge, è pari a 50 anni. E invece ne sono passati quasi 70.
Primo campanello d'allarme nel 1976
Nel 1976 il comune di Roma si accorge dello stato di salute non buono di quell'infrastruttura e crea una commissione d'inchiesta che stila una relazione tecnica molto chiara: il ponte non va usato Si parla di fenomeni di dissesto già noti da tempo, macroscopiche dilatazioni degli spazi esistenti e deterioramento delle strutture. E invece da allora sono passati più di 40 anni.
Nel 2000, al cinquantesimo anno di vita della struttura, l'allora sindaco Francesco Rutelli pensa di sostituirlo con un nuovo 'ponte dei congressi'. Avvia il bando per la progettazione, ma poi non ne segue nulla. Di questo come di un altro ponte denominato Traiano, si è tornati a parlare in vista del progetto del nuovo stadio a Tor di Valle.
Secondo l'assessore capitolino ai Lavori Pubblici Giacomo Giujusa, l'allarme è stato ridimensionato dalla stessa università La Sapienza e delle verifiche del viadotto si sta ora occupando il Dipartimento Sviluppo Infrastrutture e Manutenzione Urbana "dopo decenni di vuoto manutentivo".