I militari della Guardia di Finanza di Lecce, hanno eseguito nel corso della mattinata odierna diverse ordinanze di custodia cautelare, nei confronti di amministratori, dirigenti e funzionari pubblici del comune di Lecce. Le accuse nei confronti degli indagati sono tantissime, tra le tante si ravvisano corruzione elettorale, violenza privata e lesioni. Gli stessi avrebbero promesso l'assegnazione di alcuni alloggi popolari, in cambio di voti durante le elezioni amministrative.

Gli indagati sono 47, mentre colpite da provvedimenti di custodia cautelare sono 7 persone.

Le indagini

Gli investigatori hanno avviato le loro indagini sin dal 2012. All'epoca, fu l'esponente del Pd locale, nonché senatrice, Teresa Bellanova, insieme ala collega Antonio Rotundo, a presentare un esposto che denunciava l'attribuzione illecita di alloggi popolari da parte di alcuni politici e funzionari locali. I fatti contestati agli imputati risalgono ad un periodo temporale che va dal 2006 al 2015. Gli alloggi infatti, sarebbero stati assegnati violando i principi stabiliti dalla legge regionale 10/2014, la quale definisce i criteri per la sanatori di occupazioni abusive.

Le ordinanze di custodia cautelare sono state emesse dal giudice per le indagini preliminari, Giovanni Gallo, e dal sostituto procuratore di Lecce, Leonardo Leone De Castris. Tra le persone raggiunte dalla misura cautelare, in regime di domiciliari, ci sono tra i tanti nomi, quelli degli assessori Luca Pasqualini e Attilio Monosi, in carica fino al 2017, nonché Antonio Torricelli, consigliere in forza al Partito Democratico ed altre sette persone. Dal nucleo di polizia tributaria informano anche dell'emissione di altri 34 avvisi di garanzia per analoghe ipotesi di reato. L'indagine ha sconvolto Palazzo Carafa, sede dell'amministrazione comunale.

Alloggi alla criminalità organizzata

Da quanto comunicato dagli organi giudiziari, e secondo quanto si apprende da Quotidiano di Puglia, le indagini avrebbero portato alla scoperta di particolari agghiaccianti.

Infatti, proprio alcune delle persone indagate, avrebbero fatto di tutto per assegnare uno dei tanti alloggi popolari ad un boss della criminalità organizzata locale. Lo stesso era stato posto sotto sequestro dalla squadra Antimafia. Infine, il nome dei potenziali elettori, una volta garantito il voto, doveva essere iscritto su un foglio di carta dagli assegnatari delle abitazioni popolari in questione: questo permetteva di controllare il bacino di voti che ogni politico avrebbe ottenuto durante le elezioni.