Sta facendo discutere la singolare vicenda di una famiglia di San Benedetto del Tronto a cui nella mattinata di ieri è stato reso esecutivo da parte delle forze dell'ordine lo sfratto da un alloggio ubicato in una palazzina che ospita gli uffici cimiteriali e il forno per l'incenerimento delle salme del cimitero cittadino. La vicenda non ha mancato di creare discussioni: si è accesso, infatti, un contraddittorio tra la famiglia che sostiene che il tribunale gli aveva dato ragione consentendogli di rimanere nella casa ed il comune che definisce l'abitazione una sistemazione 'parcheggio' che non poteva più essere abitata a causa della presenza nella palazzina della struttura crematoria cimiteriale.

La famiglia abitava la casa da 10 anni

Il nucleo familiare, composto da madre, padre e due figli, uno dei due minorenne , abitava la casa da circa 10 anni, ma tre anni fa il sindaco di allora Giovanni Gaspari dispose una ordinanza di sfratto nei confronti della famiglia; ordinanza a cui non era stato dato più seguito sino a due settimane fa quando i servizi sociali del comune hanno comunicato, a mezzo raccomandata, che in data 22 ottobre 2018 sarebbe stata eseguita l'ordinanza di sfratto da parte delle forze dell'ordine. La particolare vicenda vede schierati da una parte la famiglia sfrattata che sostiene di avere dalla sua un provvedimento del tribunale che gli consente di restare nella casa e dall'altra il comune che sostiene che la casa non può essere più abitata a causa dell'aria insalubre, dovuta alla presenza nel piano sottostante l'abitazione di una struttura per l'incenerimento delle salme che nell'esercizio delle sue funzioni emette di frequente fumi che non dovrebbero essere respirati.

Le forze dell'ordine hanno reso esecutivo lo sfratto

Nella mattinata di ieri, poco prima delle ore 08:00, alla porta dell'abitazione, oggetto di sfratto esecutivo, si sono presentati in massa poliziotti, carabinieri, vigili urbani, pompieri ed un'azienda di traslochi creando il panico nella famiglia che per quanto si aspettasse lo sfratto non immaginava certo una simile evoluzione, né tanto meno un dispiegamento di forze dell'ordine così ingente.

Il problema adesso è che il nucleo familiare non avendo provveduto a trovare un'abitazione alternativa non sa dove andare: il comune da parte sua sostiene di aver fatto tutto il possibile per aiutare la famiglia avendo loro offerto dapprima ospitalità per due mesi presso un residence cittadino e poi messo a disposizione un alloggio tramite l'associazione Ora et Labora, ma entrambe le soluzioni non sono piaciute alla famiglia e sono state rifiutate.