Sembra proprio che lo spazio non voglia finire di stupirci. Dopo il meteorite che si è vaporizzato nei cieli sardi lo scorso 20 settembre, arriva un altro sviluppo che potrebbe lasciare coloro che credono nell'esistenza del Pianeta X meravigliati.
Il moto di Plutone ha portato gli scienziati a supporre che ci sia un altro pianeta nel nostro Sistema Solare. Ovviamente la questione non ha nulla a che vedere con le previsioni apocalittiche fatte dai complottisti anni addietro, che affermavano che la forza di gravità del nono pianeta avrebbe influito negativamente sulla Terra, conducendoci inesorabilmente alla fine del mondo.
Infatti, benché il pianetino sia il nono scoperto fin ora, verrà usato per trovare proprio il famigerato Nono Pianeta, ovvero il gigante di cui si parla da secoli. L'oggetto spaziale una volta scoperto, come riporta Focus, è stato ribattezzato 2015 TG387 o più semplicemente "The Goblin" per due motivi: il corpo celeste fu studiato per la prima volta ad Halloween e nella sua sigla sono presenti le lettere "T" e "G".
The Goblin: i dettagli
2015 TG387, è un piccolo oggetto spaziale di ghiaccio che impiega ben 40.000 anni per compiere un giro intorno al Sole, come riporta National Geographyc. The Goblin è attualmente a 80 unità astronomiche dalla nostra stella madre. Per capire l'entità di questa distanza, basta pensare che Plutone attualmente dista dal Sole circa 34 AU.
In termini di distanza possiamo dire che 2015 TG387 è lontano circa 11.967.829.656 dal Sole.
The Goblin è davvero un pianeta molto piccolo, con i suoi circa 300 km di diametro. Nel momento di massima vicinanza con il Sole, il corpo celeste si trova a 65 AU di distanza dalla nostra stella madre. Come sottolinea National Georaphic, l'ultima volta che il pianeta ha toccato il suo perielio (il punto di minima distanza di un corpo celeste del Sistema Solare dal Sole), i "mammut e gli orsi delle caverne calpestavano l'erba Euroasiatica e gli umani moderni ricavavano armi dalla pietra".
Avendo un'orbita molto allungata, il semiasse del pianeta raggiunge in afelio (il punto di massima distanza dal Sole) 2.300 unità astronomiche. Inoltre, come afferma Tholen, siamo capaci di vedere il piccolo pianeta solamente quando si trova più vicino al Sole, poiché per il restante 99% della sua traiettoria, il corpo celeste è invisibile, poiché lontano e troppo poco luminoso.
2015 TG387 si trova attualmente nella costellazione dei Pesci.
L'utilità di 2015 TH387 per la scienza
Inoltre 2015 TG387 è uno dei pochissimi oggetti spaziali che non ha significative interazioni gravitazionali con i giganti gassosi Giove e Nettuno. Scott Sheppard della Carnegie Institution for Science, che è uno degli autori della scoperta, insieme a Chad Trujillo della Northern Arizona University e David Tholen della Università delle Hawaii ha affermato che questi pianeti della Nube di Oort sono isolati dalla maggior parte della massa del nostro Sistema Solare, cosa che li rende abbastanza interessanti dal punto di vista scientifico, poiché possono fornirci spunti per capire cosa stia effettivamente succedendo ai margini del nostro sistema stellare.
Alla ricerca del Pianeta Nove
Gli scienziati stanno cominciando a condurre simulazione per capire come l'orbita del Goblin possa essere influenzata da quella del Pianeta Nove di cui si è tanto parlato nel corso dei secoli. Gli studiosi hanno scoperto che la traiettoria del piccolo pianeta potrebbe essere influenzata dal Pianeta Nove, ovvero la Super Terra ipotizzata da Konstantin Batygin e Michael Brown della Caltech in un loro modello proposto nel 2016. Se l'ipotesi venisse approvata sarebbe anche spiegato perché 2015 TG387 non risente dell'orbita dei giganti gassosi menzionati prima e perché gli oggetti spaziali più esterni del Sistema Solare abbiano tutti delle orbite pressoché simili.
Anni di studio
Sheppard ha affermato che ci sono voluti 3 anni per elaborare un'orbita che si avvicinasse il più possibile alla realtà. Inoltre lo scienziato ha sottolineato che esistono altri pianeti che possono essere utili per individuare il Pianeta Nove, ma che ci vogliono ancora due o tre anni di lavoro per riuscire a tracciare le loro orbite. Questa notizia arriva dopo la scoperta dell'origine di Omuamua, un altro oggetto spaziale che ci può aiutare a far luce sulle dinamiche del nostro Sistema Solare.