È nell’ospedale di Trento che un medico del Pronto Soccorso si è rifiutato di prestare cure ad un marocchino, e lo ha anche denunciato perché il suo permesso di soggiorno era scaduto. È bastata una telefonata ai carabinieri, i quali sono arrivati sul posto e hanno prelevato il paziente, e al clandestino sono state negate anche le cure di cui necessitava.

Il dibattito

Questo fatto ha dato il via a un dibattito acceso che vede lo scontro tra due parti, quella di chi sostiene che il medico abbia agito correttamente anche nel nome della difesa dello Stato, e quella di chi invece ritiene che al primo posto debbano essere sempre messi i doveri di un medico, indipendentemente da tutto il resto.

A rientrare nella prima categoria di dibattenti è il ministro dell’Interno Matteo Salvini che commenta: "Il professionista trentino ha fatto il suo dovere, segnalando un’irregolarità" e esprimendo in un post pubblicato su Facebook la massima solidarietà verso il medico. A sostenere questa idea anche il segretario della Lega in Veneto Gianantonio Da Re, il quale afferma: "Mettiamoci nei suoi panni, si presenta al Pronto Soccorso una persona senza tesserino sanitario, cioè senza identificazione. Oltre ad esprimergli la mia solidarietà, aggiungo che è un esempio da seguire anche per i medici veneti. Chi arriva in Italia si deve poter riconoscere: se fosse un camorrista, un mafioso, un ricercato?

Cosa facciamo, lo curiamo senza avvertire le autorità?".

Dall’altra parte della barricata invece troviamo coloro che ritengono che un medico non debba mai venir meno al suo dovere che è quello di prestare soccorso alle persone, indipendentemente da tutto. Tra questi troviamo il presidente dell’Ordine dei Medici di Vicenza Michele Valente il quale commenta: "Il giuramento di Ippocrate e il Codice deontologico ci impongono di curare tutti, indistintamente da sesso, religione, etnia, situazione personale.

In più l’articolo 32 del Codice dice che è nostro dovere curare i soggetti più fragili e l’articolo 70 parla di qualità ed equità delle prestazioni. L’unico caso che ci consente la denuncia, per giusta causa, è quando il paziente sia autore di un reato e quindi non segnalarlo all’autorità può comportare un pericolo per la popolazione e per la Salute pubblica.

Siamo pubblici ufficiali". A sostenere questa tesi anche il primario del Suem di Pieve di Cadore Giovanni Cipollotti: "Il medico deve pensare prima di tutto alla cura del malato, le convinzioni personali e politiche non devono influenzare il lavoro".

Il post di Facebook del Ministro Matteo Salvini