Ha subito già due autopsie. Aveva appena venti giorni di vita quando una polmonite lo ha ucciso. Al pronto soccorso dell'ospedale Maria Vittoria di Torino gli era stata diagnosticata una rinite da curare con l'aerosol. La morte del piccolo Giacinto ha sconvolto l'Italia, lasciato nella disperazione i suoi genitori, ed è oggetto di indagine da parte della Procura di Torino.

I magistrati hanno aperto un fascicolo per omicidio colposo, per ora a carico di ignoti.

Il piccolo si è ammalato negli ultimi giorni del mese scorso ed i genitori l'hanno portato al pronto soccorso la notte del 31 gennaio. I medici lo hanno dimesso, due giorni dopo è morto. Il ministro della Salute, Giulia Grillo, ha disposto un'ispezione nel nosocomio per accertare se il decesso sia stata provocato anche da "difetti organizzativi e se siano state rispettate tutte le procedure previste a garanzia della qualità e sicurezza delle cure".

Polmonite fulminante, ma i medici gli avevano diagnosticato una rinite

A fine gennaio, la salute del piccolo Giacinto destava molta preoccupazione nei genitori che di figli ne hanno anche altri due, di sei e tre anni.

Si era ammalato, aveva crisi di tosse, piccoli svenimenti, era apatico, rifiutava il latte e dormiva tanto, troppo. Allarmati, la mamma, Fatna Oumir, italo-marocchina disoccupata di 28 anni e il papà, Said Elhajjajy, marocchino di 40 anni, in Italia da 23, hanno consultato la pediatra. La professionista gli ha dato delle gocce, invitandoli a recarsi in ospedale se la situazione peggiorava.

Tra i sintomi molto preoccupanti, anche il fatto che il neonato, oltre a far fatica a respirare, ruotasse gli occhi all'indietro. La notte del 31 gennaio erano corsi al pronto soccorso dell’ospedale Maria Vittoria di Torino. Stando al loro racconto, la visita è durata appena un quarto d'ora tra parole rassicuranti e una diagnosi d'uscita affrettata.

Secondo i medici, si trattava di una infiammazione delle vie aeree da curare con aerosol a base di soluzione fisiologica e Clenil da fare quattro volte al giorno, lavaggi nasali prima dei pasti e della notte, poppate frequenti e frazionate. E così il piccolo paziente è stato dimesso, con raccomandazione di rivederlo in caso di peggioramento, difficoltà ad alimentarsi scarsa reattività o febbre. Ma le cose sono andate in ben altro modo. Neanche 48 ore dopo, infatti, Giacinto è morto. La mattina del 2 febbraio aveva perso i sensi ed era diventato livido, ma i tentativi dei medici del 118 di rianimarlo sono stati vani e in ospedale è arrivato senza vita.

Autopsia e indagine, i genitori: 'Vogliamo giustizia'

Sul corpo del piccolo sono già state fatte due autopsie. Si ritiene che ad ucciderlo sia stata una polmonite fulminante dovuta a un virus entrato nei bronchi con una piccola quantità di latte andato di traverso. Ma la procura procede con cautela: si attendono gli esiti di altre analisi che dovranno svelare anche l'adeguatezza delle cure.

Papà Said e mamma Fatna, disperati, piangono in continuazione e guardano le foto: tutto ciò che gli resta del loro piccolo. Chiedono, tramite il legale Enzo Pellegrin, che sia fatta giustizia.

Ospite del programma di Rai Uno Storie Italiane, Fatna ha raccontato che a sostenere i costi del funerale del bambino a causa delle difficoltà economiche familiari, è stato il comune di Torino.

Invece dall'ospedale non è giunta neanche una telefonata di condoglianze. "Il medico di turno l'ha visitato con superficialità, non ha fatto quello che doveva fare", ha denunciato in lacrime la donna. A Storie Italiane, ha raccontato di aver supplicato la dottoressa di fargli una lastra, un esame del sangue o di ricoverare Giacinto, ma invano. "Si poteva salvare mio figlio", ha sottolineato. Direttamente alla redazione del programma di Rai Uno, dall'ospedale è stata inviata una nota in cui si dice che al momento delle dimissioni il neonato avrebbe avuto parametri vitali "nella norma" che non lasciavano presagire un esito così drammatico. Tra gli ospiti di Eleonora Daniele, c'era anche Sandra Milo molto commossa: l'attrice ha lanciato un appello invitando ad aiutare questa famiglia, che ha già gravi problemi economici, a superare il dolore immenso dando loro la dignità di un lavoro.