Quando si iniziò a parlare di reddito di cittadinanza come misura concreta e non semplice trovata elettorale, cioè a ridosso del varo della legge di Bilancio di fine 2018, la questione degli ipotetici furbetti che avrebbero fatto carte false pur di prenderlo era argomento molto dibattuto. False dichiarazioni, cambi di residenza, domicili fittizi e redditi celati erano comportamenti che secondo i detrattori della misura tanto cara al Movimento 5 Stelle, sarebbero stati molto diffusi. Oggi, con la misura che effettivamente è partita con le prime ricariche già ricevute dai beneficiari del reddito di cittadinanza, sono già diversi i casi di persone colte in flagrante a beneficiare del reddito pur non avendone diritto perché non disoccupati ma lavoratori in nero.

Le pratiche scorrette però non possono essere circoscritte solo ed esclusivamente al reddito di cittadinanza. Infatti una notizia di cronaca arriva dalla Toscana, più precisamente da Massa Carrara, dove gli agenti della Guardia di Finanza in diverse operazioni di controllo presso attività imprenditoriali di differenti settori lavorativi hanno stanato lavoratori in nero che comunque prendevano il sussidio di disoccupazione Inps. Segno indelebile che non è la misura, in questo caso il reddito di cittadinanza a creare i furbetti, ma è un fenomeno culturale italiano la ricerca di aggirare regole e leggi per trarne benefici, soprattutto economici.

Dalla Sicilia alla Toscana

Da giorni si segnalano operazioni dei Carabinieri in Sicilia, con gli agenti coadiuvati dall’ispettorato del lavoro, che andando ad effettuare controlli per la sicurezza nei cantieri o per interventi in materia di alimenti, hanno scoperto lavoratori in nero che avevano fatto richiesta e percepito il reddito di cittadinanza.

Sono ormai casi noti quelli di una coppia delle Madonie con il marito lavoratore edile in nero, scoperto in un cantiere nonostante risultasse disoccupato e la moglie beneficiaria del sussidio. Lo stesso è successo a Palermo, stavolta in un bar, dove nel laboratorio di pasticceria dell’attività è stato scovato un ragazzo di 36 anni a lavorare come pasticcere, naturalmente in nero, mentre la moglie aveva incassato ad aprile 1.050 euro di reddito di cittadinanza.

I furbetti non hanno distinzioni territoriali e con l’operazione a cui si accennava prima da parte della Guardia di Finanza a Massa Carrara, adesso si può confermare che non esistono distinzioni nemmeno tra le misure. Infatti, stavolta la fruizione indebita non è relativa al reddito di cittadinanza, bensì alla Naspi, il sussidio di disoccupazione erogato dall’Inps a chi perde involontariamente il proprio lavoro.

Il caso di Massa Carrara

Lavorare e continuare a percepire l’indennità per disoccupati Inps non è possibile, almeno se il beneficiario del sussidio Inps non adotta comportamenti illeciti. I reparti della Guardia di Finanza di Massa Carrara in operazioni mirate al rispetto delle normative in materia lavoro, hanno scoperto ben sei casi di attività imprenditoriali che detenevano lavoratori in nero sulle 26 imprese controllate in tutto. In pratica in sei attività c’erano lavoratori in nero. Sono stati scoperti 10 operai che lavoravano senza contratto e senza tutele. In una attività di carrozzeria la GdF ne ha trovati addirittura tre contemporaneamente e due di essi erano negli elenchi dei disoccupati sia all’Ufficio di Collocamento che all’Inps, dal quale ricevevano il sussidio per disoccupati.

Oltre alla carrozzeria, i lavoratori in nero sono stati scovati anche presso bar, ditte di impiantistica termica, distributori di benzina ed una officina meccanica. Nei guai naturalmente oltre ai lavoratori anche i datori di lavoro, con multe salate e pesanti ammende, con cifre da 1.800 a 10.800 euro. Per coloro che oltre al lavoro sommerso sono stati assoggettati anche a indebita fruizione di sussidio Inps adesso scatterà l’obbligo di restituire tutti i soldi di Naspi percepiti.