Si chiama Alì, ha 20 anni ed è originario del Gambia. Fino a qualche settimana fa era impiegato in un'azienda agricola che si trovava nelle campagne di Tuturano, piccola frazione alle porte di Brindisi. Tutto è cambiato però quando i carabinieri della task force anti caporalato hanno fatto irruzione nella masseria San Paolo, questo il nome dell'azienda in cui il migrante era impiegato con la mansione di pastore.

Le indagini degli inquirenti hanno fatto emergere una storia a dir poco raccapricciante: l'uomo veniva sfruttato per 1,50 euro all'ora, e lavorava anche 14 ore al giorno, dalla mattina alla sera, senza un giorno di ferie.

Allo stesso era stato dato anche un posto dove dormire, sempre all'interno della stessa masseria: si trattava di un tugurio fatiscente, in cui era stata sistemata una branda con un materasso e un piccolo fornello, sul quale l'uomo poteva cuocere i cibi. Per il resto nulla di più: una paga misera di circa 600 euro al mese, con la quale il soggetto doveva far fronte alle spese di ogni giorno, nonché mantenere la propria famiglia che si trova nel continente africano.

Alì è stato intervistato negli scorsi giorni dal settimanale locale Il 7 Magazine ed ai giornalisti ha raccontato la sua storia.

Il pastore sfruttato: 'Voglio un lavoro'

Alì, dopo l'arresto dei titolari dell'azienda agricola vive all'interno del dormitorio per richiedenti asilo di via Provinciale San Vito a Brindisi. Il 20enne è disperato e ora cerca Lavoro. Purtroppo la sua situazione non è delle migliori, in quanto il suo permesso di soggiorno è scaduto nel maggio scorso, e senza quello trovare qualcuno disposto ad assumerlo diventa un vero problema.

Alì ai giornalisti ha raccontato di come venisse sfruttato: si fermava solo quanto pioveva, e in quei giorni non sarebbe stato neanche pagato. Lavorava a partire dalle ore 5 del mattino fino alla sera alle 19.

Portava a spasso le greggi per le campagne che si trovano intorno alla cittadina di Tuturano, ad una decina di chilometri da Brindisi: ma purtroppo non sapeva di non avere un regolare contratto di lavoro, in quanto i titolari dell'azienda agricola gli avevano detto il contratto era stato formalizzato con un'azienda vicina. Alì si è fidato, anche perché non conosce molto bene l'italiano. Nel capannone dove era ospitato, il ragazzo aveva una specie di bagno, anch'esso trovato in pessime condizioni igienico sanitarie.

Arrivato in Italia 5 anni fa

L'uomo è giunto in Italia con un barcone circa 5 anni fa: a Il 7 Magazine ha raccontato che i suoi genitori sono morti alcuni anni fa, e quando aveva 15 anni decise di imbarcarsi per raggiungere il nostro Paese.

Fu un viaggio terribile, come racconta lo stesso Alì: il percorso fu arduo, in quanto passò dal Gambia al Senegal, per poi rimanere fermo un anno in Libia. Qui viveva in un quartiere periferico, dove si trovano soprattutto migranti.

Con circa 300 dinari, paragonabili alle nostre 180 euro, riuscì a pagare uno scafista e quindi raggiunse l'Italia. "Mi sono venuti incontro vista la mia giovane età" - ha dichiarato il 20enne ai giornalisti. Adesso la speranza è quella che il giovane possa ottenere un permesso di giustizia, visto anche quello che gli è capitato a Tuturano. Ma se questo dovesse essere rigettato dalle autorità, Alì non avrà altra scelta se non quella di rientrare nel suo Paese, con tutte le conseguenze del caso. "Io voglio restare in Italia, a Brindisi", queste sono le parole che il giovane ripete in continuazione.