Senza tesserino, disarmati entrambi, e in bermuda: emerge un'altra verità nella ricostruzione dei fatti che hanno portato alla morte del vicebrigadiere Mario Cerciello Rega nel corso di un intervento con il collega Andrea Varriale. Il carabiniere è stato ucciso a Roma lo scorso 26 luglio dopo una colluttazione con due giovani americani, Finnegan Lee Elder e Gabriel Natale Hjorth, attualmente reclusi a Regina Coeli in attesa di processo.

Elder gli ha sferrato 11 fendenti con una lama di 20 centimetri di tipo militare che si era portato dagli Usa.

Finora, sembrava accertato che la notte dell'agguato fosse disarmato solo Cerciello e che i due carabinieri si sarebbero qualificati. La novità emersa dalle ultime risultanze investigative, anticipate da Open, è che entrambi i militari sarebbero arrivati a quell'appuntamento disarmati. Nel giallo dell'omicidio, tra i tanti elementi ancora tutti da chiarire, resta da capire se i due militari fossero in servizio.

Novità nelle indagini, versione che cambia tutto

Emerge solo ora, a distanza di un mese e mezzo dall'omicidio del vicebrigadiere Cerciello, una ricostruzione dei fatti che cambierebbe completamente le carte in tavola e avvantaggerebbe non poco la difesa dei due giovani americani.

Le novità delle indagini sono raccolte in un fascicolo di oltre 200 pagine depositato alla procura di Roma che, sebbene riservato, è stato acquisito da alcuni mezzi d'informazione. Andrea Varriale, interrogato dal reggente della Procura, Michele Prestipino, avrebbe ammesso che anche la sua pistola d'ordinanza quella notte era rimasta nell'armadietto, smentendo l'informativa del Nucleo investigativo dei Carabinieri di via Inselci depositata alla procura di Roma, secondo cui sarebbe stato armato. Avrebbe anche riferito che entrambi erano in borghese con bermuda e maglietta e senza tesserino di riconoscimento. Elementi che smentirebbero quanto dichiarato dopo il delitto proprio da Varriale che aveva sostenuto d'essersi qualificato e di non aver avuto il tempo di estrarre l'arma e sparare in aria per far scappare gli aggressori, e che spiegherebbero perché non sia intervenuto durante l'accoltellamento del collega.

Se le cose stessero così, i due militari avrebbero condotto un'operazione rischiosa assumendosi una responsabilità enorme, trasgredendo l'obbligo per tutti i rappresentanti delle forze dell'ordine di girare armati in servizio. I due militari non sarebbero stati neanche in possesso di manette, e Cerciello avrebbe avuto con sé un marsupio in cui ci sarebbero stati un mazzo di chiavi, un cellulare, una banconota, alcune monete e carte da gioco, ma nessun tesserino identificativo.

Come si ricorderà, i carabinieri erano andati all'appuntamento dopo l'innestarsi di strane circostanze: un pusher, o mediatore, Sergio Brugiatelli, li aveva chiamati per denunciare una rapina e una tentata estorsione, Finnegan Lee Elder e Gabriel Natale Hjorth gli aveva rubato lo zainetto chiedendo soldi e droga in cambio della restituzione.

Ma lui per primo aveva potenzialmente commesso un reato. Quella sera, infatti, l'uomo li aveva condotti da uno spacciatore a Trastevere che gli aveva venduto aspirina tritata al posto della cocaina, avviando una concatenazione folle di fatti, ancora tutt'altro che chiara, culminata nell'omicidio. I carabinieri si erano recati sul posto per recuperare lo zaino ma senza mandare avanti Brugiatelli, la persona rapinata, come si fa in genere nel corso di queste operazioni. Di fatto, questa novità investigativa sconvolge il quadro d'insieme emerso finora: affievolirebbe la tesi accusatoria a favore della difesa che potrebbe invocare la legittima difesa, come in parte già anticipato: i due giovani statunitensi hanno sempre sostenuto di aver creduto che i carabinieri fossero pusher o amici dei pusher giunti per vendicarsi del furto commesso uccidendoli.

L'omicidio resta, ma potrebbe essere derubricato.

C'è anche un nuovo video

Altra novità, un video che 'copre' il buco dei 24 minuti tra il momento in cui nella notte del 25 luglio i due lasciano l'hotel Meridien nel quartiere Prati dove alloggiavano e l'omicidio. Nelle immagini, si vedono Finningan Lee Elder e Christian Gabriel Natale Hjort 'perlustrare” la zona per individuare il luogo giusto dove effettuare lo scambio. Si guardano attorno furtivi come per individuare telecamere, si muovono nervosi, si abbassano per nascondersi tra le auto in sosta.

All'appuntamento in via Federico Cesi, invece del derubato si presentano i due carabinieri e la conclusione è quella tragica che sappiamo. Nel filmato, però, mancano i momenti cruciali, circa 35 secondi, che hanno portano alla morte del militare.

Intanto l'udienza di Natale, fissata per oggi al tribunale del Riesame per chiedere la scarcerazione, è slittata al 16 settembre. Invece i legali di Elder, reo confesso dell'omicidio sia pure poi con ritrattazione successiva, hanno rinunciato a ricorrere al tribunale della Libertà e per lui forse gli avvocati chiederanno una perizia psichiatrica.