Pietro Genovese è stato arrestato e adesso si trova ai domiciliari. Il 20enne, figlio del regista Paolo, è indagato per omicidio stradale plurimo per la morte di Gaia e Camilla, investite a Roma nella notte di sabato scorso. In macchina con lui c'erano due amici la cui testimonianza potrebbe essere decisiva ai fini delle indagini.

Con Pietro Genovese c'erano altri due amici: testimoni importanti della tragedia

Il giovane che nella tragica notte del 21 dicembre ha investito le due sedicenni, Gaya Von Freymann e Camilla Romagnoli, è stato messo agli arresti domiciliari: la decisione deriva da una prima serie di accertamenti portati avanti dalla Polizia Locale di Roma Capitale.

Da quanto riportato dal Corriere della Sera il giovane quella sera non era da solo, ma in macchina con lui c'erano due amici. I due sono quindi in grado di testimoniare con precisione cosa è accaduto quella notte e potrebbero essere decisivi ai fini dell'indagine.

La disposizione del gip, Bernadette Nicotra, nasce dalla convinzione che i comportamenti di Pietro Genovese si sono reiterati nel tempo dimostrando, pertanto, noncuranza nei confronti dell'autorità. Il ventenne, infatti, era stato fermato nei mesi scorsi e gli era stata ritirata la patente a causa del possesso di hashish. Da quanto affermato dal gip, nonostante i precedenti Pietro Genovese si è messo alla guida dopo aver assunto sostanze alcoliche, ignorando in questo modo la legge.

Per il gip tutto questo indica "una personalità incline alla violazione delle regole" e quindi potrebbe sbagliare ancora se non fosse fermato in tempo. Tuttavia il magistrato ha anche aggiunto che il comportamento di Gaia e Camilla è stato incauto, avendo attraversato in una zona scarsamente illuminata quando il semaforo per i pedoni era rosso.

Genovese agli arresti domiciliari: per il gip c'è rischio di recidività

Secondo le ricostruzioni, le testimonianze raccolte dal pm Roberto Felici sono compatibili tra loro. Quella sera Pietro e i suoi amici erano di ritorno da una festa organizzata per dare il bentornato ad un amico che era partito per l'Erasmus. La visibilità era molto scarsa, anche a causa della pioggia, e il semaforo sarebbe stato verde per il guidatore: la velocità a cui marciavano era di 70 all'ora (quella prevista dal codice della strada è di 50) quando ha impattato con le due povere ragazze.

Dopo lo scontro, probabilmente, l'auto non era più in grado di proseguire. Pietro Genovese ed i suoi amici sono scesi dalla vettura per tentare di soccorrere le due vittime, ma per loro, purtroppo, era già troppo tardi.

Questa mattina, venerdì 27 dicembre, si sono tenuti i funerali delle due compagne di classe, alle 10:30 nella chiesa del Preziosissimo Sangue di Nostro Signore, a Roma.