Il virologo Fabrizio Pregliasco commenta il bollettino del 29 marzo della Protezione Civile in un'intervista a 'Il Messaggero' e lancia un allarme per quanto concerne il Sud Italia. "È la nuova frontiera dell'epidemia, bisogna che provveda ad attrezzarsi immediatamente", il professore spiega che per adesso i focolai al Sud sono più contenuti, ma c'è il rischio di una prossima ondata. Secondo il direttore del Galeazzi di Milano è tempo di aumentare gli approvvigionamenti dei dispositivi di sicurezza nel Meridione, sulla base di ciò che è successo al Nord.
Anche lì inizialmente i focolai erano contenuti, ma poi hanno avuto uno "sviluppo verticale repentino" ed inaspettato. "Si rischia la stessa cosa al Sud", teme Pregliasco.
Pregliasco: 'Sono necessari almeno altri 15 giorni di blocco'
Il virologo sottolinea che non è ancora il momento di tornare alla normalità. "Soltanto per la metà di aprile si potrebbe pensare a una riapertura progressiva", per il momento gli anziani dovranno restare nelle loro case. "Il virus non se ne andrà nell'immediato - dichiara Pregliasco e aggiunge - a Roma le misure di sicurezza stanno funzionando, a Milano invece il quadro è preoccupante". Comunque non c'è più la crescita esponenziale dei contagi registrata in precedenza, adesso abbiamo un incremento del 6,91%, contro il 10% di prima.
Variazione dovuta alle misure di sicurezza
Pregliasco spiega che l'attuale miglioramento è dovuto all'attuazione delle misure di sicurezza. "Se avessimo agito come Boris Johnson, ora la situazione sarebbe critica", spiega il virologo riferendosi al Premier britannico (attualmente infettato dal Covid-19) che inneggiava fino a pochi giorni fa al principio dell'immunità di gregge (più le persone si contagiano tra loro e più sviluppano gli anticorpi per debellare il virus).
Invece in Italia ci si è attenuti a delle giuste e caute precauzioni, così che "stiamo trasformando la curva di crescita in una collina per arrivare un giorno ad una decrescita dei contagi". Le mascherine però vanno sempre e comunque indossate, i guanti un po' meno perché mettendoli molte persone si sentono autorizzate ad abbassare la guardia: occorre lavarsi spesso le mani, specialmente quando si usano i guanti.
Le dichiarazioni sull'Avigan
Il professore ha parlato ieri, nel corso della trasmissione condotta da Massimo Giletti, Non è L'Arena, dell'utilizzo del farmaco giapponese Avigan in Italia. "Noi lo conoscevamo benissimo: è stato usato allo Spallanzani nel 2014 per contrastare l'ebola. È un farmaco che non è utilizzato in Giappone perché lì ne hanno tenute delle scorte in caso di pandemia influenzale". Poi Pregliasco spiega che negli Stati Uniti ci sono diversi studi in merito, ma non è stato ancora autorizzato. "È un farmaco interessante, ma davvero non è quello prioritario rispetto ad altri che sono già in linea", dice il professore, stupito dalla velocità di approvazione dell'Avigan da parte dell'Aifa (Agenzia Internazionale del Farmaco).
"È difficile trovare un farmaco efficace quando un virus è nuovo. Tra l'altro il Giappone in questo momento sta male: ci sono 1.500 morti". Si rivela contrario, dunque, il professor Fabrizio Pregliasco, rispetto all'utilizzo dell'Avigan, in questo momento.