Un militare di 40 anni è morto da eroe in mare a Milazzo, in provincia di Messina. Aurelio Visalli, secondo capo presso la Guardia costiera della cittadina siciliana, è stato travolto dai flutti nella mattinata di sabato 26 settembre, dopo aver salvato la vita di due ragazzi di 15 e 13 anni che si erano avventurati in acqua, nonostante le avverse condizioni climatiche, con vento e onde davvero pericolosi. Infatti il militare si è tuffato in mare per prestare soccorso ai giovani, ma non è più riuscito a tornare a riva. Le ricerche sono continuate per ore: solamente verso le 8 di mattina di domenica i mezzi impegnati nelle operazioni di recupero hanno ritrovato il corpo del sottufficiale, nell’area in cui si erano concentrate le perlustrazioni, nello specchio d’acqua antistante la spiaggia di Ponente.
Le operazioni di recupero della salma del militare travolto dalle onde
È stata fondamentale per il ritrovamento del corpo di Aurelio Visalli anche la testimonianza di un uomo che ha assistito dalla riva al momento in cui le onde hanno trascinato a largo il militare. Elicotteri, motovedette e operatori da terra di Guardia costiera, Marina militare, polizia e vigili del fuoco hanno monitorato quel tratto di costa a lungo. Col passare delle ore le speranze di ritrovare in vita il sottufficiale sono andate svanendo, mentre le operazioni di recupero sono state a lungo ostacolate dal mare in burrasca. I resti del militare sono stati individuati da un volontario che li ha avvistati dalla spiaggia in località Tono: quindi è arrivata la conferma di ciò che tutti temevano.
La vicenda ha colpito profondamente l’intera cittadinanza di Milazzo, con tanta gente che ha seguito le operazioni dalla spiaggia, fino al ritrovamento delle spoglie, ma il lutto si è esteso anche alla popolazione di Venetico (Messina), dove Visalli viveva con la moglie e i due figli piccoli.
La polemica del cognato del militare: questa tragedia era evitabile
Nelle ore successive al ritrovamento della salma del militare, il cognato della vittima, Antonio Crea, comandante dei Vigili urbani di Venetico, ha sostenuto che la tragedia poteva essere evitata, aggiungendo che nella ricostruzione dell’accaduto ci sono ancora molti punti oscuri.
Crea ha sottolineato come inizialmente fosse stato vietato a Visalli e ai suoi due colleghi di uscire in mare con la motovedetta, date le condizioni avverse. Quindi gli sarebbe stato chiesto di procedere al soccorso dei due ragazzi da terra, nonostante la carenza di attrezzature idonee: “Non aveva giubbotti di salvataggio, mute e abbastanza corde – ha spiegato il comandante – è stata una follia”. Praticamente il militare ha utilizzato solamente un piccolo salvagente e una cordicella per aiutare i due giovani. Il primo è riuscito a tornare a riva, mentre il secondo attendeva aggrappato a una boa. A questo punto Visalli e i due colleghi si sono tolti la divisa e si sono gettati in acqua in mutande per salvarlo, ma le onde hanno travolto il 40enne, trascinandolo a largo.
Da terra era impossibile raggiungerlo, mentre gli altri mezzi di soccorso, come ha denunciato il cognato, si sarebbero mossi in ritardo: un elicottero si sarebbe levato in volo solo nel tardo pomeriggio.
La testimonianza dei colleghi del militare annegato
Secondo i guardiacoste che erano con lui, Visalli sarebbe stato investito in pieno da un’onda tanto impetuosa da fargli perdere i sensi. “Era sempre disponibile, pronto a fronteggiare i problemi di tutti e a sacrificarsi per gli altri – hanno spiegato i colleghi – l’ultimo sacrificio lo ha fatto per aiutare quei due ragazzini”.