Kelly Smith, una ragazza di 31 anni, lo scorso giugno è morta a causa di un tumore dopo che a marzo l'ospedale le ha impedito di effettuare i cicli di chemioterapia. La causa è stata lo scoppio della pandemia da Covid-19, che ha spinto le strutture ospedaliere a posticipare le cure e gli interventi per far spazio ai pazienti affetti da coronavirus. La vicenda, accaduta in Inghilterra, è stata raccontata dal Daily Mail.

Quella di Kelly è la storia di una delle tante vittime indirette del Covid. Persone che presentavano già patologie gravi e che non hanno più potuto curarsi a causa del dilagare della pandemia.

La ragazza aveva più volte fatto appelli per avere accesso alle cure

Kelly, che viveva nella città inglese Macclesfield, da circa tre anni si sottoponeva con cadenza regolare a dei cicli di chemioterapia. Un trattamento, questo, necessario fin da quando aveva scoperto di avere un tumore. Dallo scorso marzo, però, la ragazza ha dovuto interrompere le terapie: la struttura sanitaria, infatti, ha deciso di posticipare le sue cure per poter far fronte ai tanti malati causati dallo scoppio della pandemia da Covid-19, che in Gran Bretagna ha contagiato al momento 831 mila persone (dati aggiornati a sabato 24 ottobre).

La stessa situazione vissuta da Kelly è stata affrontata da altre migliaia di persone che, come scrive il Daily Mail, sono di fatto state abbandonate dal servizio sanitario nazionale. Ma per la 31 enne la sospensione della cura è risultata fatale: lo scorso giugno, infatti, la ragazza è morta in seguito all'espansione del tumore. Tra marzo e giugno la donna e i suoi familiari hanno fatto numerosi appelli, rimasti inascoltati, affinché potesse riprendere la terapia.

Il fenomeno delle morti indirette del Covid riguarda anche l'Italia

In tutti i paesi colpiti dal Covid-19 vi sono stati casi di persone che, a causa della pressione esercitata sul servizio sanitario nazionale, non sono riuscite ad accedere alle cure di cui avevano bisogno.

L'University College di Londra ha svolto in questo senso uno studio, pubblicato poi sulla rivista scientifica Plos One. Secondo tale ricerca, tra gennaio e aprile del 2020 in Lombardia sono morte 24 mila persone in più rispetto alla media dei decessi degli scorsi anni. Di questi 24 mila, 14 sono legate al Coronavirus. Le altre 10 mila vittime, dunque, sono persone che hanno perso la vita senza mai aver avuto un tampone positivo e che sarebbe deceduta a causa della impossibilità di accedere alle cure del sistema sanitario, che nei mesi più gravi della pandemia ha dovuto reggere un'elevatissima pressione. Tale situazione rischia di potersi verificare nuovamente, almeno secondo quanto comunicato dalla Confederazione 'la Foce', composta da oncologi, ematologi e cardiologi.

Negli ultimi giorni queste figure hanno lanciato un monito affinché le persone con patologie che richiedono una terapia cronica (11 milioni quelle stimate in Italia) non vengano abbandonate a loro stesse durante la seconda ondata.