Uno degli aspetti più drammatici dell'emergenza Covid-19 è scuramente la solitudine con cui è costretto a convivere il malato che, per ragioni di sicurezza, deve essere isolato dai suoi familiari con cui non può avere contatti, tantomeno se è ricoverato in Terapia intensiva. In diversi si sono interrogati su una possibile “umanizzazione delle cure” anche in un periodo così difficile.

Una risposta al problema l’ha data il dottor Paolo Malacarne, primario di Rianimazione presso l’ospedale Cisanello di Pisa.

In un suo lungo post pubblicato su Facebook, il medico ha spiegato la sua decisione di “aprire” il reparto per consentire ai parenti dei ricoverati di poter stare vicino per qualche minuto ai loro cari, modificando le procedure. Quindi da una ventina di giorni i familiari possono accedere alla struttura per visitare i malati di Covid-19.

Il reparto di Terapia intensiva di Pisa si è sempre distinto per l’attenzione ad ‘umanizzare’ le cure

Nel suo post su Facebook il dottor Malacarne spiega come le restrizioni dovute alla pandemia di Coronavirus abbiano limitato molte delle attività che in passato “umanizzavano” le cure.

Ad esempio i dottori clown che applicano la “terapia del sorriso” non hanno più potuto visitare i piccoli pazienti di Oncoematologia Pediatrica a Pisa. Inoltre il medico sottolinea come nel suo reparto da anni era permesso ai familiari dei malati di entrare e di sedersi vicino ai loro cari, anche quando erano in coma. Questo particolare modello di Terapia intensiva “aperta”, non ha mai provocato maggiori infezioni, né tantomeno reclami, ma ha reso più facile ai degenti la permanenza in ospedale. La singolare procedura era ancor di più rispettata nei casi di pazienti vicini al decesso, attraverso la concessione ai parenti del permesso di restare al capezzale del malato anche 24 ore su 24.

I principi che hanno spinto ad aprire ai familiari dei pazienti in Terapia intensiva

La situazione è cambiata di molto in questi mesi in cui sono state adottate misure stringenti per fermare la pandemia: normalmente nessun familiare può entrare in ospedale, tanto che il malato muore senza nessun affetto accanto a sé. Queste condizioni di solito valgono anche per i pazienti ricoverati per altre patologie.

Il dottor Malacarne cita poi Antonio Panti, medico che da anni sostiene l’importanza dell’umanizzazione delle cure, bisognerebbe riuscire a coniugare il rispetto e la sensibilità con il buon senso e la prudenza. Quindi il primario pisano ha deciso di continuare a seguire questi principi in tutti questi mesi, lasciando la possibilità di entrare ai familiari dei ricoverati nella Rianimazione-non Covid.

Naturalmente sono state adottate diverse restrizioni per garantire la massima sicurezza, per esempio evitando ogni possibile assembramento. I malati e i loro cari sono stati considerati “Fragili e vulnerabili”, condizione che ammette una deroga al divieto di accesso in ospedale.

La decisione di permettere gli accessi anche alla Terapia intensiva per Covid-19

Nelle ultime settimane a Pisa si è deciso di consentire anche ai malati di Covid-19 in Terapia intensiva di poter avere qualcuno vicino, sia pure “con prudenza, rispetto e buon senso”: un solo familiare e al massimo per una mezz’ora. In questo modo ogni paziente può vedere una persona cara ogni due-tre giorni. Naturalmente i visitatori sono forniti di tutti i dispositivi di protezione, che devono utilizzare sotto l’attenta supervisione del personale sanitario, per evitare ogni rischio di contagio.

Questa innovazione è stata molto apprezzata: tra i tanti commenti positivi al post del dottor Malacarne c’è anche quello della moglie di uno dei ricoverati, che ha confermato come la breve visita sia servita a lei, ma anche al marito malato, che da giorni si sentiva completamente solo.