Dopo la scoperta certificata di uno o più vaccini efficaci, per l'umanità la sfida contro il Covid si sposterà su un altro campo. Quello legato alla produzione, alla distribuzione e alla somministrazione. Proprio questi ultimi due passaggi rappresenteranno il banco di prova più importante per l'organizzazione dei vari paesi. Massimo Galli, infettivologo dell'Ospedale Sacco di Milano, intervistato da Repubblica, non ha nascosto una certa preoccupazione. Un pensiero poco tranquillizzante che nasce anche da quella che è stata la sua esperienza personale con il vaccino contro l'influenza.

Da sanitario impegnato sul campo e persona ultrasessantacinquenne è riuscito a riceverlo solo un paio di giorni fa, quasi a dicembre. La tempistica lo ha portato ad avere la possibilità di vaccinarsi quasi fuori tempo massimo, in un anno in cui era fortemente raccomandato ricevere il vaccino per evitare di contrare l'influenza in piena pandemia per una serie di ragioni. "A quest'ora - ha affermato - la campagna vaccinale dovrebbe essere conclusa". Un susseguirsi di circostanze che oggi lo porta a lasciarsi andare ad un interrogativo che pende sul futuro. "Mi chiedo - ha detto - come faremo a mettere in piedi una campagna senza precedenti come quella per il Covid".

Vaccino anti-influenza. Galli preoccupato in vista dell'organizzazione per quello anti-Covid

Dalle parole riportate da Massimo Galli e riportate dal quotidiano sembra emergere una certa insofferenza rispetto al modo in cui si è affrontata la questione legata ai vaccini anti-influenzali. "Alcune regioni - ha evidenziato - sono in ritardo clamoroso".

A parere del medico sembra esserci una certa tendenza ad affidarsi allo "stellone italico", secondo cui anche quello che non sembra ad andare nel verso giusto ha sempre il tempo per essere sistemato in un secondo tempo per iniziativa o per inerzia. "Ma questa volta - ha precisato Massimo Galli - il problema è serio". Chiaro il riferimento al fatto che all'orizzonte si sta profilando il momento in cui potrebbe essere messa in azione la più grande campagna di vaccinazione di massa della storia dell'umanità.

Ogni Paese dovrà mettere in piedi l'organizzazione migliore possibile per somministrare le dosi di vaccino a milioni di persone.

Galli segnala la necessità di comunicare in modo adeguato sul vaccino per il Covid

L'obiettivo è fare in modo che quanti più soggetti possibili comprendano la necessità di vaccinarsi per arrivare alla così detta immunità di gregge. Lo scetticismo, in qualche componente della società civile, non manca. Proprio questo punto, secondo Galli, c'è la necessità di comunicare in modo adeguato. "Va bene - ha specificato - segnalare un problema di metodo: la mancata diffusione dei dati da parte delle aziende. Ma si rischia di fare confusione. Sembra che si critichi il vaccino anche nel merito".

Galli è stato poi chiamato a rispondere a livello personale rispetto alla sua volontà di fare o meno il vaccino anti-Covid. La sua risposta è stata abbastanza chiara: "Voglio prima vedere i dati, ma poi lo farò, certo".