Responsabile di un femminicidio, il 51enne Antonino Borgia, venerdì 2 aprile, è stato condannato in primo grado all'ergastolo dalla Corte d'Assise di Palermo. Il 22 novembre del 2019, l'imprenditore di Partinico, titolare di un'azienda di progettazione e realizzazione di piscine, sposato e padre di due figli, uccise con dieci coltellate Ana Maria Lacramioara Di Piazza, 30enne di origine rumena.
Con lei l'uomo aveva una relazione extraconiugale, ma temeva di essere scoperto dalla moglie. Al momento del delitto, la donna era al quarto mese di gravidanza.
Antonino Borgia, la sentenza
Un delitto raccapricciante, commesso senza pietà, non può avere nessuno sconto di pena, né attenuante. In base a questo convincimento, la Corte d'Assise di Palermo presieduta da Sergio Gulotta, ha condannato Antonino Borgia all'ergastolo. I giudici hanno accolto interamente la richiesta del procuratore aggiunto, Annamaria Picozzi, e del sostituto, Chiara Capoluongo, di infliggere all'imputato il massimo della pena, considerando tutte le aggravanti.
L'uomo è stato condannato per omicidio volontario, aggravato dalla premeditazione, dalla crudeltà e dai futili motivi, ma anche per procurato aborto e per aver occultato il corpo della 30enne che fu ritrovato sulla statale 113. Inoltre, la sentenza ha disposto che i familiari della vittima, già madre di un 11enne, vengano risarciti. Il figlio e la nonna, infatti, al processo si sono costituiti parte civile insieme a due associazioni contro la violenza di genere. "Quello che ha fatto a mia figlia, non si farebbe neanche a un animale. Voglio solo che paghi", ha detto la mamma di Ana.
Una volta fermato, l'uomo confessò il delitto: "Sono dispiaciuto e pentito, ho rovinato la vita a due famiglie", disse.
Ma per arrivare a lui, fu necessaria la testimonianza di più persone. Durante la sua deposizione in aula, cercò di sostenere la tesi del 'raptus', del black-out mentale. "Non so cosa mi è passato per la testa", affermò. Si mostrò 'pentito', ma sostenne che avrebbe finito la vittima per non farla soffrire ulteriormente, convinto che non si sarebbe mai più ripresa. Il suo difensore, Salvatore Bonnì, cercò di far cadere le aggravanti. La tesi difensiva fu che Borgia non avrebbe compiuto un delitto volontario né premeditato e che la reazione del suo assistito, per quanto feroce, sarebbe stata causata da un ricatto da parte della vittima.
Ana Maria, da tanti anni in Italia perché adottata da una famiglia di Partinico, avrebbe chiesto soldi in cambio del silenzio.
Altrimenti, avrebbe rivelato tutto alla moglie di Borgia. La tesi non fu ritenuta credibile dai giudici. Viceversa la Procura, in base a diverse intercettazioni telefoniche in cui l'imprenditore parlava di acido cloridrico, evidenziò l'intento dell'uomo di far sparire il corpo della vittima, non realizzato perché scoperto prima dai carabinieri nelle campagne.
Il delitto
Secondo la ricostruzione investigativa, il 22 novembre 2019 Borgia diede appuntamento ad Ana Maria a Balestrate, località poco distante da Partinico. La vittima salì a bordo del furgone di Borgia, all'altezza di un cantiere dove l'impresa dell'uomo stava facendo lavori. Dopo essersi appartati, tra i due ci fu una lite. L'imprenditore, armato di coltello, ferì la donna all'addome.
Ana Maria riuscì a scappare, ma fu raggiunta dal suo assassino. Le telecamere di sorveglianza di un'abitazione privata ripresero alcuni momenti dell'aggressione oltre al furgone con il logo della ditta: sono state fondamentali per le indagini. Borgia avrebbe convinto la donna a risalire in auto promettendole di accompagnarla all'ospedale.
Invece, la colpì alla testa con un bastone, per poi tagliarle la gola e disfarsi del corpo. Dopo aver commesso il delitto, l'uomo si comportò come se niente fosse accaduto. Andò a pranzo, si recò dal barbiere, infine passò dal commissariato di Partinico, ma non per costituirsi. La sua preoccupazione era di concludere la pratica per il passaporto. Secondo l'accusa, Borgia avrebbe premeditato tutto e intendeva andarsene negli Stati Uniti con la famiglia.
Antonino Borgia, la moglie lo difese
"Mostro, orco, lo è stato, ma in 18 anni di vita con me non lo era". Destarono scalpore le dichiarazioni della moglie di Borgia, Maria Cagnina. Intervistata, sostenne che nella vita del marito la giornata dell'omicidio dell'amante sarebbe stata una parentesi di follia.
"Mi potete criticare, potete dire tutto quello che volete, ma lui è il padre dei miei figli, e non rimarrà solo. Mio marito non sarà abbandonato, ha sbagliato, pagherà. Non ho colpa di quello che è successo. Io chiedo scusa a lei, al bambino, a tutto il mondo per quello che ha fatto mio marito, non è giustificabile", disse.