Concerto del Primo Maggio: il primo evento per il mondo dello spettacolo in Italia dopo un anno di stop assoluto, fari spenti e sipario calato. Tra i cantanti che partecipano c'è Federico Lucia in arte Fedez, non nuovo a prese di posizione su argomenti sociali dai riverberi politici. La richiesta di visionare anticipatamente il testo del suo intervento da parte dei vertici Rai però dà inizio a un tira e molla di polemiche tirando in ballo anche la censura.

Fedez non ci sta e sul palco del Concertone del Primo Maggio dice esattamente tutto quello che pensa con nomi, cognomi, citazioni e senza autocensura se ne assume la responsabilità. Già nel pomeriggio il leader della Lega, Matteo Salvini, aveva tuonato dal suo profilo Twitter: “Il concertone costa circa 500.000 euro agli italiani, quindi i comizi ‘de sinistra’ sarebbero fuori luogo”.

La richiesta di visionare il testo anticipatamente: bollato come inopportuno

Il testo integrale del discorso del cantante si divide in due parti. Nella prima si rivolge confidenzialmente al premier Draghi chiamandolo direttamente Mario: con un velo di polemica il cantante ricorda, nel giorno della festa dei lavoratori, quanti da oltre un anno sono fermi e non possono esercitare.

Il Concertone avrebbe dovuto essere lo spartiacque: il messaggio di rinascita, l’arte che torna sul palco e il motore che riparte. Purtroppo però per i lavoratori del mondo dello spettacolo nessuna prospettiva, se non soldi, neanche un progetto che in qualche modo li tuteli nella ripartenza. Non una parola contrariamente a quanto accaduto per la SuperLega. Perché si sa, il calcio è il vero fondamento di questo Paese ma il numero di lavoratori coinvolti per il settore calcio è lo stesso del settore spettacoli. “Caro Mario, come si è esposto nel merito della SuperLega con grande tempestività, sarebbe altrettanto gradito il suo intervento sul mondo della cultura italiana”.

Cita la SuperLega e parte all’attacco del Carroccio

L’attacco è tutt’altro che celato. Il senatore Ostellari (Presidente della commissione giustizia in Senato) viene raccontato da Fedez come colui che, per pigrizia, protagonismo e coerenza con altri rappresentanti del suo partito ha bloccato l’approvazione del tanto discusso ddl Zan già approvato alla Camera, per concentrare l’attenzione su temi più importanti e urgenti in un momento di pandemia: l’etichettatura dei vini, la riorganizzazione del Coni, finanche l’indennità di bilinguismo ai poliziotti di Bolzano e per concludere il ripristino del vitalizio a Formigoni.

Non si risparmia Fedez nel ricordare quanto più di un esponente del Carroccio sia scivolato nell’equivoco razzista pronunciando frasi inequivocabilmente denigratorie, una tra tutte quelle che cita il cantante “Se avessi un figlio gay, lo brucerei nel forno”, Giovanni De Paoli consigliere regionale Lega Liguria.

La telefonata con i vertici di Rai 3: 'Adeguati al sistema'

Ha il sapore di tentativo di censura (nonostante la Rai abbia categoricamente smentito) quanto accaduto. Fedez alla fine ha pronunciato per intero il suo discorso ma ha anche scelto di pubblicare la telefonata intercorsa tra lui e i vertici Rai nella quale gli viene esplicitamente chiesto di non menzionare nomi e cognomi di politici e alla richiesta di ricevere una motivazione valida per questa elisione la risposta è stata semplicemente: editorialmente questo contenuto non è opportuno, questo è il “sistema” e ti devi adeguare perché il contesto non è quello corretto per questo tipo di esternazioni che decontestualizzate, dicono i vertici Rai, assumono un significato diverso.

Il cantante ribatte chiedendo chiaramente in che modo la frase “Se avessi un figlio gay, lo brucerei nel forno” ricontestualizzata possa assumere altri significati e continua imperterrito a chiedere quale sia il perimetro del contesto che loro reputano inopportuno se non si parla di censura. L’imbarazzo è palpabile. La richiesta di poter esprimere la propria opinione pur non essendo in linea con la linea editoriale è chiara e la chiosa è una domanda: “Questo palco rappresenta la riapertura e il futuro. Nel vostro futuro i diritti civili sono contemplati oppure no?” Alla fine ha mantenuto il punto: "Dico quello che voglio, me ne assumo la responsabilità ma sono imbarazzato per voi".

La libertà

Il ministro Salvini ha risposto con un lungo post a Fedez, dicendosi amante della libertà di espressione e di sentimenti condannando qualunque forma di violenza e ricordando che già oggi, senza ddl Zan, questa violenza è punita per legge. Rimarca però il suo stesso diritto a prediligere una “famiglia tradizionale” così come non gradire che alcuni argomenti vengano trattati a scuola o non vengano trattati per rispetto di altre culture diverse dalla nostra.

La politica che si schiera con il cantante, ma il controllo degli argomenti è di uso comune a molti partiti

Da tutte le parti politiche si leva un coro di consensi nei confronti del cantante sia per la difesa strenua al ddl Zan sia per la difesa del diritto di espressione attaccato, secondo quanto documentato da Fedez, da parte della Rai.

Attacco alla libertà di espressione che, si teorizza, arrivi proprio dai vertici della Lega che non avrebbero gradito le citazioni riportate sul palco del Concertone. Eppure, ammesso fosse così, non sarebbe la prima volta che i partiti politici appartenenti a ogni schieramento si insinuano nella libertà di espressione degli artisti. Eppure grande sostegno a Fedez da Di Maio, Conte, Letta e molti altri. Il caso sta diventando in poche ore un fatto politico e si parla addirittura di richiesta di dimissioni per i vertici di Rai 3 e interrogazioni parlamentari sul tema.

Vittorio Sgarbi, voce fuori dal coro, ricorda i tempi in cui anche Fedez si esprimeva con frasi poco edificanti sugli omosessuali e segnala come questa conversione sia poco credibile.

I riflettori puntati sul cantante sono stati anche l'occasione per attaccarlo per la nuova linea di scarpe contenti del sangue al posto del cuscinetto d'aria lanciate con Nike, marchio noto per essere stato più volte accusato di sfruttamento minorile per la manifattura dei suoi prodotti. Si contesta la coerenza dunque e qualcuno pensa ci sia del comodo nella battaglia sociale andata in scena negli ultimi due giorni.