Da giorni è scontro aperto tra l'ex premier Giuseppe Conte, designato nuovo capo politico del Movimento 5 Stelle, e il "padre" politico del Movimento, il comico Beppe Grillo.

Lo scontro arriva nel momento in cui Conte propone un profondo rinnovamento del Movimento a partire dal suo statuto.

I fatti dei giorni scorsi

Lo scontro si era acceso quando l'ex Premier ha iniziato a sostenere un ridimensionamento dei poteri del garante dello statuto del Movimento, cioè di Grillo.

Conte in principio ha negato ci fosse un clima teso tra lui ed il fondatore del Movimento, poi ha fatto sapere di essere pronto ad abbandonare il progetto e infine ha rimesso la palla in mano al mentore del Movimento.

Grillo, che fino a pochi giorni fa si diceva essere teso e in forte dissenso con l'ex Premier, pare abbia espresso perplessità sul lasciare quasi definitivamente il timone a Conte poiché, secondo alcune indiscrezioni, avrebbe detto: "Lui non sa cos'è veramente il Movimento e non ha girato con noi le piazze".

Il cambiamento che scontenta la base radicale

Conte vuole riformare il Movimento nell'ottica di rinnovarlo, probabilmente per ritrovare il consenso perduto, attraverso la credibilità su cui l'ex Premier sa di poter contare. Il vecchio Movimento, come lo stesso Grillo ha più volte sottolineato, nasceva sulla protesta antipolitica, mentre la visione di quello nuovo lo vede inserito all’interno di quelle stesse istituzioni che il M5S di Grillo, qualche anno fa, voleva "aprire come una scatoletta di tonno" (cit.).

Conte vuole un partito che sappia rinnovarsi completamente anche nella struttura interna, ipotizzando un consiglio nazionale e organi di rappresentanza interni. L'ex premier sancisce in modo, non dichiarato ma piuttosto evidente, la fine di tutto quello in cui Grillo e Casaleggio hanno creduto, e, contestualmente, la fine del Movimento così come lo abbiamo conosciuto.

Seppure, i più maligni, evidenzino come, nella realtà dei fatti, questo addio sia stato sostanzialmente già consumato dalle varie compagini governative che il Movimento ha sostenuto dal 2018 in poi.

Lo scontro sullo statuto: no a leadership dimezzata

Conte non aveva nascosto dal primo momento le sue perplessità circa alcuni tratti strutturali del Movimento.

Aveva offerto quindi al padre fondatore del M5S un programma e un elenco di modifiche necessarie per rimettere in piedi il partito, renderlo più concreto e solido senza dimenticarne la provenienza.

A quel punto sono arrivati i primi dissapori, coronati nelle affermazioni di Conte nella conferenza stampa: "È emerso un equivoco di fondo: io credo che non abbia senso imbiancare una casa che ha bisogno di profonde ristrutturazioni. L'ho sempre detto, non mi sarei mai prestato ad una operazione di facciata, di puro restyling".

Poi Conte aggiunge di aver accolto un buon numero delle osservazioni fatte da Grillo e sulle altre si dice impossibilitato a prenderle in considerazione "Perché alterano questo disegno e creano confusione di ruoli e di funzioni." Sono condizioni imprescindibili del suo impegno, lo specifica chiaramente, per poi precisare in modo netto: "Non ci può essere una leadership dimezzata o un leader ombra affiancato da un prestanome".

Conte rifiuta quindi categoricamente la possibilità di essere un leader di facciata e rivendica la capacità di dire la sua, di presentare la sua visione e apportare dei cambiamenti.

Il ruolo di Grillo

Conte non nega l'importanza della figura del garante del Movimento, ma ne ridimensiona i "poteri" nell''ottica della crescita del partito e della sua maggior stabilità.

Il messaggio rivolto a Grillo è molto chiaro: "Spetta a lui decidere se essere il genitore generoso che lascia crescere la sua creatura in autonomia o il genitore padrone che ne contrasta l'emancipazione. Per lui c'è il ruolo di Garante, ma ci sarà distinzione tra la filiera di garanzia e la filiera degli organi di Politica attiva al cui vertice ci deve essere il leader politico e la filiera di controllo".

Conte si rivolge ai giornalisti e alla base del Movimento, smorza i toni circa le frasi circolate e attribuite a Grillo su di lui e chiede apertamente, rompendo il "protocollo", un voto sulle modifiche da lui proposte.

Le reazioni di Grillo

Beppe Grillo non ha ancora risposto alla conferenza stampa di Conte tenutasi lunedì 28 giugno alle ore 17:30. Secondo alcune fonti sarebbe in atto un tentativo di calmare il comico genovese dopo la richiesta di voto in diretta (e senza la sua autorizzazione: "Il voto per lo Statuto? Lo decido io!", pare abbia commentato).

Si attende una dichiarazione finale che, in un senso o nell'altro, concluda la diatriba. Voci di corridoio vogliono un Grillo arrabbiato ma non intenzionato alla rottura.