Le presunte assassine di Laura Ziliani, le sue due figlie, hanno trascorso la loro seconda notte in cella. Le sorelle, Silvia e Paola Zani, di 27 e 19 anni, si trovano nel carcere femminile di Verziano, a Brescia. Anche il terzo arrestato, Mirto Milani, musicista diplomato al Conservatorio e laureato in Psicologia, ufficialmente fidanzato della maggiore ma legato anche da una relazione con la minore, è recluso. "Trio criminale" l'ha definito la gip di Brescia, Alessandra Sabatucci, nell'ordinanza di custodia cautelare a cui i carabinieri hanno dato esecuzione lo scorso 24 settembre.
I tre sono accusati di aver ucciso e occultato il corpo dell'ex vigilessa di Temù, in Alta Val Camonica: a loro carico ci sarebbero prove solide.
Laura Ziliani, bocche cucite in carcere
Nell'entrare in carcere lo scorso venerdì, le due sorelle si tenevano la mano. Separate alcune ore per le procedure di rito, sono state poi messe nella stessa cella. In isolamento nel carcere maschile di Canton Mombello, si trova invece Mirto Milani. Di confessioni, finora, non ce ne sono state. Tutti e tre si sono chiusi nel silenzio dal momento in cui i carabinieri sono arrivati ad arrestarli. Gli inquirenti non escludono che possano avere cedimenti, o che le sorelle possano puntare il dito contro Milani, nell'ordinanza della gip indicato come "il manipolatore" delle due che, scrive la gip, “non riuscendo per motivi caratteriali a contrastare la volontà materna, hanno preferito sopprimere la genitrice, piuttosto che dissentire apertamente con lei circa la gestione del cospicuo patrimonio familiare”.
A Temù, paese di mille abitanti assai scosso dalla vicenda, le sorelle sono conosciute per essere introverse e schive. "Io l’ho detto fin dal principio: le due ragazze sono strane, molto chiuse e isolate, pochi amici”, ha riferito con schiettezza il sindaco, Giuseppe Pasina. Ma in paese nessuno si capacita che possano aver ucciso la mamma accecate dall'attaccamento ai soldi svelato dalla nonna materna, movente individuato dalla gip Sabatucci nell’ordinanza.
Lucia, la sorella mezzana di Paola e Silvia, disabile, che viveva con la madre a Brescia, non ha dubbi: "Sto male perché l'hanno ammazzata loro, le mie sorelle e quel cretino di Mirto. Sono felice che li abbiano arrestati ma non avranno mai il mio perdono". Si attendono ora gli interrogatori di garanzia dei tre che si svolgeranno martedì: potrebbero avvalersi della facoltà di non rispondere.
Laura Ziliani, ipotesi soffocamento nel sonno
Laura Ziliani potrebbe essere stata stordita con una dose massiccia di ansiolitici, per poi essere soffocata con un cuscino la notte tra il 7 e l’8 maggio scorsi. I tre indagati avrebbero poi inscenato la sparizione con ripetuti depistaggi. La svolta che ha portato all'arresto dei tre è arrivata dopo l'analisi tossicologica. Il corpo della donna, scoperto casualmente tre mesi dopo la misteriosa scomparsa, sulle rive del fiume Oglio lungo la pista ciclabile di Temù, non decomposto come sarebbe dovuto accadere normalmente, presentava tracce di benzodiazepine che non ne avrebbero provocato la morte, ma solo compromesso la capacità di difesa. Un flacone di ipnotico è stato trovato in casa degli arrestati.
Gli inquirenti vogliono verificare se il corpo, dopo 140 giorni dal decesso, possa restituire ancora elementi a favore della tesi del soffocamento non violento, dal momento che non è stato riscontrato alcun segno del genere in fase di autopsia. A conferma di questa ipotesi investigativa, ci sarebbe il fatto che Laura Ziliani al momento del ritrovamento non indossasse nulla, ad eccezione di slip e canotta: non l'abbigliamento di chi va a fare una passeggiata in montagna come dichiarato dalle figlie che ne avevano denunciato la scomparsa. La versione dell’infortunio o del malore in montagna è risultata non credibile.
La vicenda dei telefonini tra segreti e bugie
Dall'inchiesta sulla morte di Laura Ziliani, stanno emergendo bugie e segreti inconfessabili delle sorelle.
Una per tutte: la storia dei telefonini consegnati ai carabinieri completamente resettati, privi di memoria e cronologia. Silvia avrebbe motivato il gesto per la vergogna che si potesse venire a sapere che era iscritta a un sito di scambisti. Paola, invece, per non far emergere che aveva una relazione con il fidanzato della sorella.
Sia le sorelle che Milani avrebbero fatto ricerche on line su "avvelenamento" e "delitto perfetto". Intercettate telefonicamente dopo pochi giorni dalla scomparsa della mamma, avrebbero pianificato come usare il patrimonio di famiglia per vivere comodamente. Avrebbero tentato depistaggi posizionando in più punti a Temù scarpe e jeans della vittima. In un caso, il 25 maggio, sarebbero stati visti da un testimone munito di binocolo.