Laura Ziliani aveva confidato a un'amica di avere paura delle figlie: Giuseppe Pasina, sindaco di Temù, Alta Val Camonica, l'ha riferito alla stampa. L'ex vigilessa le temeva perché accadevano cose strane, come quella volta, la scorsa primavera, in cui aveva dormito 36 ore di fila dopo aver bevuto una tisana preparata dalla maggiore, Silvia. Da ieri, Silvia e Paola Zani, di 27 e 19 anni, indagate per l'omicidio della madre, sono in carcere. Proprio come il musicista di 30 anni Mirto Milani, che sarebbe parte del 'trio criminale', compagno della maggiore e amante della minore.
I carabinieri li hanno prelevati dalla casa di Temù dove i tre convivevano, eseguendo l'ordine di custodia cautelare emesso dalla gip Alessandra Sabatucci. Pesantissime le accuse: omicidio volontario e occultamento di corpo. Ai racconti delle amiche, si aggiungono quelli dei più stretti familiari.
Laura Ziliani, l'astio delle sorelle nel racconto della terza
"Si arrabbiavano spesso con la mamma perché dicevano che non le manteneva. Hanno il carattere del papà che era violento e cattivo": sono le parole di Lucia, 24 anni, la mezzana delle tre figlie di Laura Ziliani, l'unica a non essere stata neanche sfiorata dall'inchiesta. Affetta da una disabilità, viveva con la mamma a Brescia: il padre è morto nel 2012, travolto da una slavina.
Di lei ha scritto nell'ordinanza di custodia cautelare la gip rimarcando la condotta di "indicibile gravità" delle sorelle arrestate, resa "ancor più odiosa ove si ponga mente al fatto che, così agendo, hanno privato la sorella, disabile e in tutto dipendente dalla madre, dell’unico genitore superstite".
Dopo la misteriosa scomparsa della mamma l'8 maggio scorso, il cui corpo è stato ritrovato da un bambino a distanza di tre mesi, l'8 agosto sul greto di un torrente a Temù, Lucia è davvero rimasta sola.
Al pubblico ministero che l'ha sentita a luglio, ha riferito di non fidarsi delle due sorelle, reattive e astiose. A suo dire, come il padre defunto, spesso insultavano la mamma. Si scontravano con Laura, specie Paola, lamentandosi che non dava loro abbastanza soldi. Lucia ha riferito che le sorelle erano mantenute dalla mamma, specie dopo che Silvia, fisioterapista, era stata licenziata ben tre volte, mentre Paola, studentessa universitaria di Economia, non lavorava.
Lucia ha riferito che le sorelle insultavano anche la nonna materna e alcuni zii.
La nonna: 'Troppo attaccate al denaro'
Dalle nipoti arrestate, la nonna materna, Marisa Cinelli, era stata definita "perfida come un serpente". Tanta maldicenza forse perché aveva colto l'eccessivo attaccamento al denaro delle nipoti. La testimonianza, da lei fornita agli inquirenti, ha aggravato la loro posizione: sospettava di loro, per un modo di fare evasivo, specie dopo la scomparsa della figlia.
Per il possesso dei beni familiari, c'erano tensioni. "I tre indagati avevano un chiaro interesse a sostituirsi a Laura Ziliani nell’amministrazione di un vasto patrimonio immobiliare per risolvere i rispettivi problemi economici”, si legge nell'ordinanza di custodia cautelare, con riferimento alla decina di immobili di cui la vittima disponeva.
Marisa Cinelli ha raccontato che Mirto Milani aveva lo stesso attaccamento al denaro delle nipoti, al punto da arrivare a gestire gli affari della famiglia Zani-Ziliani come se fossero stati i suoi.
Dopo la scomparsa di sua figlia, Milani con la madre avrebbero contattato qualche affittuaria intimandole di saldare i debiti. La nonna ha anche raccontato di una lite tra Laura e Mirto: lui l'aveva accusata di spendere troppi soldi per la ristrutturazione di alcuni appartamenti, intromettendosi in questioni familiari che non avrebbero dovuto riguardarlo. E questo perché Laura Ziliani aveva imposto alle figlie di investire i 40 mila euro ricevuti in eredità dal padre, nella ristrutturazione di appartamenti da locare.
Laura Ziliani, figlie gioiose dopo la scomparsa
A 20 giorni dalla scomparsa della mamma, le due sorelle che in tv avevano lanciato appelli disperati, appaiono gioiose. In un'intercettazione telefonica si congratulano reciprocamente per i soldi che presto incasseranno. "Tanta roba, troppo figo", dicono pensando a un'auto nuova e a una vacanza. Il sindaco di Temù ha riferito che dopo qualche ora dalla sparizione di Laura, sedute a un bar prendevano un caffè con Mirto. Avrebbero premeditato tutto, un piano diabolico, sognando il delitto perfetto, tra depistaggi ed errori grossolani. Per il momento scelgono il silenzio le due sorelle, da ieri detenute nel carcere femminile bresciano di Verziano, così come Mirto Milani, in isolamento a Canton Mombello. Sconvolta, la comunità di Temù che apprezzava Laura anche come catechista, chiede verità e giustizia: "Spieghino come l'hanno uccisa e perché".