Caso Laura Ziliani: era nell'aria ed è arrivata nella mattinata del 24 settembre la svolta. I carabinieri hanno arrestato Silvia e Paola Zani, due delle tre figlie, di 26 e 19 anni, dell'ex vigilessa di Temù, e il fidanzato della più grande, Mirto Milani, di 30 anni, con l'accusa di omicidio volontario aggravato da legame di parentela con la vittima e occultamento di corpo.
Laura Ziliani era scomparsa lo scorso 8 maggio a Temù, in Alta Val Camonica. Il corpo era stata casualmente trovato, esattamente dopo tre mesi, l'8 agosto, da un bambino su un greto di un torrente.
Caso Ziliani, figlie in arresto: nessuna confessione
L'8 maggio quando Laura Ziliani risultava scomparsa solo da qualche ora, le figlie Paola e Silvia si erano affrettate a denunciarne la scomparsa. Disperate e in lacrime, avevano lanciato appelli in tv: chiedevano che chiunque avesse notizie della loro mamma, si recasse alla casa del soccorso alpino di Temù. La tesi iniziale, infatti, era che Laura, escursionista esperta, sarebbe partita alle sette di quella mattina per fare una passeggiata in montagna senza poi presentarsi all'appuntamento alle 10 con le figlie.
Si era sperato e creduto al piccolo incidente o al malore. Poi le cose hanno preso un'altra piega: il 28 giugno, le ragazze e Mirto sono stati iscritti nel registro degli indagati. Stamattina i tre, prelevati dall'abitazione dove coabitano a Temù, sono stati portati prima al comando dei carabinieri di Brescia, poi trasferiti in carcere.
Per la Procura di Brescia e i carabinieri che hanno condotto le indagini, le due figlie hanno sempre e solo mentito: Laura Ziliani sarebbe stata narcotizzata e uccisa all'interno delle mura domestiche dai tre la sera del 7 maggio. Poi, il corpo sarebbe stato portato altrove. Come ha spiegato il procuratore capo di Brescia, Francesco Prete, le analisi tosssicologiche sul corpo della donna hanno rivelato tracce di benzodiazepine.
E nella casa in cui vivevano le due ragazze e il fidanzato di Silvia è stato trovato un flacone di bromazepam pieno fino a un terzo. Ad aprile, con lo stesso farmaco sciolto in una tisana, avrebbero tentato di avvelenare Laura. La denuncia di scomparsa sarebbe stata solo uno stratagemma per depistare le indagini.
Per la gip Alessandra Sabatucci che ha firmato l'ordinanza di custodia cautelare, il matricidio sarebbe stato commesso con “efficienza criminale e una freddezza non comune”. La gip ha sottolineato anche la condotta odiosa delle due che, "incapaci di contrastare la volontà materna hanno preferito sopprimerla", ai danni della terza sorella disabile che viveva con la mamma a Brescia, unico genitore, e da cui era interamente dipendente.
Per ora, nessuno dei tre ha confessato il delitto. Gli inquirenti non escludono che in carcere possano crollare o accusarsi reciprocamente.
Laura Ziliani, movente e testi decisivi
Conosciute da tutte a Temù per essere schive e riservate, Silvia e Paola, da indagate hanno più volte minacciato di querelare i giornalisti che in questi messi hanno cercato di avere un confronto con loro. Prive di un'occupazione, secondo l'accusa avrebbero voluto fare la bella vita sostituendo la madre nella gestione del vasto patrimonio immobiliare familiare, in parte ereditato dal padre defunto anni fa: fabbricati e terreni la cui locazione garantiva alla mamma un reddito mensile elevato. Da intercettazioni, emerge la volontà dei tre di locare alcuni degli appartamenti di proprietà della mamma quando una volta che risultasse scomparsa.
A inchiodarle sarebbe stata soprattutto la testimonianza della nonna Marisa, madre di Laura: sentita dai carabinieri, da subito ha manifestato dubbi sul fatto che la figlia fosse mai andata a fare una passeggiata in montagna, e presentimenti a seguito del comportamento evasivo delle nipoti che non le avevano fornito informazioni sull'accaduto. La nonna ha riferito che Laura le aveva raccontato di un litigio con Mirto Milani. Con un'ingerenza anomala, Milani l'aveva accusata di spendere troppi soldi per la ristrutturazione di un appartamento. Marisa ha anche detto che le nipoti, coadiuvate proprio da Mirco e dalla madre di lui, hanno iniziato a gestire i beni di famiglia con grande disinvoltura.
Ricerche sul Web per fare il delitto perfetto
Mirto Milani e le due sorelle avrebbero fatto ricerche on-line su come compiere il delitto perfetto. Il piano criminale sarebbe stato studiato nei minimi particolari, eccetto commettere errori grossolani: un teste avrebbe visto Silvia e Mirto inoltrarsi nella boscaglia per occultare una scarpa di Laura con l'intento di depistare le indagini.
Dall'inizio delle indagini, sono emerse molte contraddizioni nelle dichiarazioni degli indagati. Tra i comportamenti sospetti avuti dai tre con gli inquirenti, quello di consegnare i loro telefoni privi di qualsiasi cronologia e contenuto.