La nuova norma è tra le più restrittive di tutti gli Stati Uniti. Il cosiddetto "heartbeat act" fissa il limite massimo per la procedura di aborto a sei settimane. Entro questo termine molte donne non si accorgono neppure di essere incinte. Le sei settimane indicano, secondo i più estremi attivisti del diritto alla vita, il momento in cui è possibile percepire il battito fetale, da qui il nome "heartbeat act". La norma, entrata ufficialmente in vigore mercoledì 1 settembre, aggira una storica sentenza proprio della Suprema Corte, la sentenza Roe contro Wade del 1973, la quale ammetteva il diritto all'aborto fino alla ventiquattresima settimana circa.
La nuova legge non fa eccezioni per i casi in cui la gravidanza sia stata causata da violenza sessuale o da incesto, consentendo l'aborto a seguito della sesta settimana solo in pochissimi casi per motivi di salute, ossia nei casi in cui il proseguimento della gravidanza comporti un effettivo rischio per la vita della madre o un danno irreversibile delle funzioni corporee. Inoltre queste emergenze mediche devono essere documentate precedentemente per iscritto dal personale medico.
Insomma, l'"heartbeating act" rende quasi impossibile l'accesso alle procedure abortive sicure, ma come la storia ci insegna, una volta che l'aborto viene reso impraticabile, purtroppo non si smette di ricorrervi, e gli aborti illegali comportano seri e gravi rischi per la salute delle donne.
Ma che cosa prevede nello specifico la legge?
La norma vieta ai funzionari statali di applicarla, e al contrario fa si che i privati cittadini possano citare in cause civili tutti coloro che pratichino o favoriscano la procedura abortiva illegittima, ossia tutto lo staff medico nonché gli eventuali accompagnatori. Con la possibilità di ottenere, a causa vinta, una "ricompensa" di diecimila dollari.
Ma perché, allora, la Corte Suprema non ne ha bloccato l'entrata in vigore? A seguito del ricorso presentato dagli attivisti pro diritto all'aborto, la Suprema Corte, a maggioranza conservatrice, ha rigettato con 5 voti contro 4 la questione a causa "complesse problematiche procedurali". È proprio il modo in cui la norma è stata concepita che fa sì che non sia impugnabile in questo modo.
La Corte non si è potuta, e non si è infatti espressa, sulla costituzionalità della legge perché trattandosi di cause civili in cui i privati cittadini citano altri privati cittadini, quali i medici o gli accompagnatori, il soggetto contro cui era stato inizialmente proposto il ricorso alla Corte non era quello giusto. Di solito un ricorso che miri a bloccare una legge per incostituzionalità viene proposto nei confronti di funzionari pubblici che applicano quella determinata legge, ma come abbiamo visto nessun funzionario pubblico può applicare la norma in questione.
Le parole di Biden
Non ci sta il presidente degli Stati Uniti Joe Biden che ha definito questa legge come "apertamente incostituzionale".
Ha affermato: "Questa legge estrema del Texas viola apertamente il diritto costituzionale stabilito dalla (sentenza della corte suprema, ndr) Roe v. Wade e confermata come precedente per quasi mezzo secolo". Ha inoltre aggiunto che si impegnerà a proteggere quel diritto di interrompere la gravidanza fino alle 24 settimane che per decenni ha permesso soprattutto agli individui a basso reddito di poter decidere liberamente della propria vita.