Rachele Giannobile aveva 33 anni, è morta la notte tra il 2 e il 3 novembre presso il reparto di terapia intensiva dell'Ospedale Mazzini di Teramo. La giovane si sarebbe sparata accidentalmente mentre puliva una pistola. L'arma da fuoco, una calibro 22, ha ferito la donna alla testa, non lasciandole scampo. L'incidente si è verificato lo scorso 31 ottobre nella sua abitazione di Campiglio di Campli, in provincia di Teramo. I medici hanno provveduto a staccare l'assistenza meccanica alla paziente dopo averne decretato la morte cerebrale, una volta terminato il periodo di osservazione.

Teramo, consentito l'espianto degli organi a Rachele Giannobile

La famiglia di Rachele Giannobile ha acconsentito alla donazione degli organi, dando una speranza di vita ad altre cinque persone. Giunte presso l'ospedale di Teramo le equipe di un ospedale di Roma per prelevare il fegato, del Policlinico di Milano per i polmoni, dell'ospedale dell'Aquila per un rene e dell'ospedale di Padova per il pancreas e l'altro rene. Il professor Maurizio di Giosia, direttore generale della Asl, ha confermato che il gesto di Rachele permetterà il moltiplicarsi delle possibilità di vita di cinque soggetti, che risultano essere gravemente malati.

Rachele Giannobile: aperta un'inchiesta da parte della Procura

La Procura di Teramo ha aperto un'inchiesta sulla morte di Rachele Giannobile. È stata esclusa immediatamente l'ipotesi di omicidio, mentre sono ancora in piedi le tesi di un gesto estremo da parte della donna oppure dell'incidente. Il pm Laura Colica ha disposto le indagini sulla vicenda.

È stato accertato che lo scorso 2 agosto la 33enne aveva acquistato presso un negozio di armi una pistola semiautomatica e duecento cartucce calibro 22. L'arma è stata regolarmente denunciata presso i carabinieri della stazione di Campli. Tuttavia Rachele avrebbe tenuto nascosto l'acquisto della pistola alla madre e al padre abitanti al piano di sopra dello stesso edificio.

Trovata dai genitori in casa

Rachele Giannobile è stata trovata proprio dai suoi genitori che avevano provato a chiamare la figlia al cellulare. Sono stati proprio i genitori a entrare nella casa della donna non ricevendo risposta al cellulare e a chiamare i soccorsi. La 33enne è deceduta in ospedale. Come informa la coordinatrice aziendale per donazioni e trapianti Santa De Remigis, il padre e la madre di Rachele hanno voluto rispettare le volontà rese note dalla figlia in passato, acconsentendo all'espianto degli organi della ragazza "seppur in un momento di grande dolore".