In questi giorni si stanno svolgendo tutte le perizie che serviranno a concludere le indagini sulla morte di Valeria Fioravanti, la giovane mamma romana di 27 anni che il 10 gennaio scorso è deceduta a causa di meningite che in ben quattro ospedali non è stata diagnosticata ma scambiata prima per cefalea e poi per un banale mal di schiena. Dalle prime indiscrezioni risulta che siano sotto indagine tre medici.

Tre medici indagati per la morte di Valeria Fioravanti

Attualmente gli inquirenti stanno lavorando per fare luce, e dare giustizia, sul caso di Valeria Fioravanti, morta per una meningite diagnosticata in ritardo e scambiata per semplici dolori osteo-articolari.

Dopo aver analizzato le cartelle cliniche e preso in considerazione la denuncia dei familiari e le testimonianze il primo risultato è stato quello di aver iscritto nel registro degli indagati tre medici, che adesso rischiano l'accusa di omicidio colposo. La madre di Valeria sostiene che la ragazza era arrivata in ospedale con la febbre alta, forti dolori che andavano dalla testa a tutta la colonna vertebrale, gonfiore e cecità. Sintomi che, secondo la signora, avrebbero dovuto giustificare quantomeno l'esecuzioni di esami approfonditi, ad esempio quella tac fatta troppo tardi. Dice la signora Tiziana: "Adesso ho tanta rabbia, una nipote bellissima da crescere e chiedo che anche per lei venga fatta giustizia.

Chi non ha saputo diagnosticare la meningite di mia figlia va radiato dall’albo.".

Valeria Fioravanti: una meningite scambiata per un banale dolore da curare con antinfiammatorio

Il 25 dicembre del 2022, Valeria Fioravanti si presenta al Campus Biomedico di Roma e mostra al medico che l'accoglie una protuberanza molto infiammata che le è comparsa sotto l'ascella.

Il grosso foruncolo viene asportato chirurgicamente, suturato con due punti e la ragazza dimessa. Dopo quattro giorni, però, Valeria inizia a sentirsi male. Accusa forte mal di testa e, pertanto, si reca al Policlinico Casalino per farsi visitare ed, eventualmente, farsi prescrivere una cura. Lì le viene detto che si tratta di cefalea, probabilmente scatenata da un movimento o una postura scorretta durante il lavaggio dei capelli.

La giovane viene dimessa con con un antinfiammatorio. Tuttavia, Valeria peggiora di giorno in giorno e il 4 gennaio decide di chiedere un secondo parere e si reca al pronto soccorso dell'ospedale San Giovanni dove le riscontrano una lombosciatalgia e, tendenzialmente, confermato la terapia con l'antinfiammatorio consigliato al Casalino. Due giorni dopo, la ventisettenne, stremata dal dolore, torna nuovamente al San Giovanni dove finalmente le fanno una tac: il responso è meningite.

Il ricovero allo Spallanzani

A quel punto Valeria viene immediatamente trasferita nel reparto di terapia intensiva dello Spallanzani ma, purtroppo, l'infezione cerebrale è ormai così grave, aggressiva e diffusa che purtroppo entra in coma e, nonostante un intervento chirurgico d'emergenza eseguito per tentare il tutto per tutto per riuscire a salvarle la vita, il 7 gennaio muore.

Valeria lascia una bimba di due anni e una mamma che non si dà pace. Tiziana, la sua mamma, racconta: "Quando ho chiesto di farle altri esami mi hanno derisa" riferendosi al fatto che i medici che hanno visitato sua figlia più volte erano certi di essere di fronte a una donna giovane e tendenzialmente in salute che si lamentava di un dolore banale. Secondo la madre questi dottori hanno sottovalutato la situazione di sua figlia e hanno permesso che la meningite si aggravasse.