Laura Santi, cinquantenne di Perugia affetta da sclerosi multipla progressiva, è diventata la prima persona in Umbria e la nona in Italia a soddisfare tutti i requisiti per accedere al suicidio assistito secondo quanto stabilito dalla sentenza 242/2019 della Corte Costituzionale. Il riconoscimento è stato certificato da una commissione medica e annunciato dall’Associazione Luca Coscioni, che supporta Santi nella sua battaglia per il diritto all’autodeterminazione.

I requisiti e il riconoscimento ufficiale

La relazione della commissione medica ha confermato che Laura Santi possiede i quattro requisiti fondamentali indicati dalla Corte Costituzionale, ovvero: capacità di autodeterminarsi, affezione da una patologia irreversibile, sofferenze fisiche o psicologiche intollerabili, dipendenza da trattamenti di sostegno vitale.

Nonostante il via libera ottenuto, Santi ha dichiarato di non voler, per ora, avvalersi della procedura. Questo, ha spiegato, non è solo un risultato personale, ma un passo importante per tutte le persone che potrebbero trovarsi in una situazione simile in futuro.

Il commento di Laura Santi

Mi sento finalmente libera di scegliere,” ha dichiarato Santi. Tuttavia, ha sottolineato l’urgenza di migliorare i tempi di risposta del Servizio Sanitario Regionale. La sua lotta, durata anni, non è solo personale: rappresenta una battaglia per garantire un diritto che, pur riconosciuto legalmente, spesso si scontra con ostacoli burocratici e resistenze ideologiche.

La donna ha espresso il desiderio che il Consiglio regionale umbro approvi la proposta di legge Liberi subito, promossa insieme all’Associazione Luca Coscioni.

Questa legge mira a stabilire tempi certi per le verifiche necessarie, evitando lunghe attese che aumentano il peso delle sofferenze per chi richiede l’accesso al suicidio assistito.

Il commento dell'associazione che supporta Laura Santi

La determinazione di Laura Santi è stata elogiata da Marco Cappato, tesoriere dell’Associazione Luca Coscioni, e da Filomena Gallo, segretaria dell’organizzazione.

Entrambi hanno definito la sua perseveranza un atto di amore e fiducia nella legge, nonostante le difficoltà incontrate.

I due anni di attesa ai quali è stata costretta rappresentano un accanimento burocratico e ostilità ideologica,” hanno aggiunto. Tuttavia, questa vittoria le permette ora di guardare avanti grazie a nuove energie con cui combatte per le sue scelte, qualunque sia la decisione che sceglierà di prendere.

Il contesto italiano sul fine vita

Il caso di Laura Santi evidenzia la necessità di una legge nazionale organica che regoli chiaramente l’accesso al suicidio assistito. La sentenza della Corte Costituzionale ha aperto la strada al riconoscimento di questo diritto, ma senza una normativa precisa, ogni caso deve affrontare ostacoli interpretativi e burocratici.

Il dibattito in Italia rimane acceso, con posizioni divergenti tra chi sostiene la libertà di scelta individuale e chi teme le implicazioni etiche di una normativa sul fine vita. La battaglia di Laura Santi contribuisce a tenere alta l’attenzione su un tema che tocca la dignità, la salute e l’autonomia personale.